Dopo il caso della richiesta di chiarimenti sulle norme mancetta la Regione corre ai ripari e cerca di evitare altre impugnative su norme e articoli di legge ritenuti a rischio. A dicembre scorso la maggioranza aveva concesso un piccolo tesoretto ai deputati in modo da “comprare” il voto o quanto meno evitare barricate. Ed è proprio questa pratica a finire, nelle ultime ore, nel mirino dello Stato. Nella finanziaria, infatti, c’è qualcosa per ciascuno dei 70 deputati di sala d’Ercole. 80 milioni di euro complessivi il tesoretto che è stato dedicato ai “desiderata” dei deputati che hanno, così, potuto portare risposte ciascuno nel proprio bacino elettorale. Di questi una cinquantina di milioni sono indicati nella lettera ministeriale di richiesta di chiarimenti.

Per evitare “incidenti” anche su altre norme si guarda al disegno di legge sulle società partecipate che adegua i compensi per presidenti e amministratori unici puntando a reperire manager esperti sul mercato.

Dagnino, norma riscritta dopo confronto in commissione

“Dopo un proficuo confronto in commissione Bilancio, ho presentato stamattina un emendamento di riscrittura del testo della riforma sui compensi delle partecipate, che chiarisce ulteriormente lo spirito della riforma stessa alla luce delle osservazioni formulate dal Servizio studi dell’Ars, che ringrazio unitamente al presidente della commissione e a tutti i componenti, per il costante contributo finalizzato al miglioramento della qualità della normazione regionale” conferma, adesso,  l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino a margine dell’odierna seduta della commissione Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana.

Sostanza inalterata ma rimossi elementi di rischio

“Con la nuova formulazione – spiega Dagnino – che lascia inalterata la sostanza della disciplina concepita dal governo, ispirata a una maggiore efficacia dell’azione delle società partecipate, si specifica che la stessa non interferisce con l’ordinamento civile, che è di competenza dello Stato, ma stabilisce le modalità di esercizio dei poteri del socio in sede di deliberazione assembleare, nell’ambito della legislazione sull’ordinamento degli uffici e degli enti regionali spettante alla Regione. Questa modalità di intervento è già stata avallata dalla Corte costituzionale in un precedente del 2022 riguardante la Valle D’Aosta. È stato anche chiarito che la riforma è da intendersi a invarianza di spesa per la Regione”.