Che ormai sia un problema molto diffuso lo si vede andando in giro per Palermo. Bancomat guasti, fuori uso, non collegati alla rete.

Per lo più queste macchine che piacciono ormai molto ai clienti non sono guaste, ma sono messe fuori uso da congegni sempre più sofisticati che vengono introdotti dai delinquenti per rubare i soldi o i codici di accesso e potere clonare le vostre carte.

L’ultimo caso è stato scoperto dalla polizia nell’ufficio postale di Sferracavallo. Qui un utente si è accorto che c’era qualcosa che non funzionava come sempre. Ha chiamato la polizia e sono scattate le verifiche e in effetti nella fessura è stato trovato uno skimmer, un sistema per bloccare i soldi.

Il bancomat è stato bloccato in attesa dei tecnici che dovranno ripararlo. Un’operazione non semplice visto che possono passare anche settimane. Lo sanno bene gli utenti della ufficio postale di via Nicastro al Villaggio Santa Rosalia dove il bancomat si è guastato da più di due settimane e non è stato ancora riparato.

Guasto o manomissione? Ancora non si sa con certezza. Sta di fatto che fino a ieri c’era un cartello con su scritto Bancomat fuori servizio.

Sono gli stessi utenti che devono controllare che tutto sia in regola. Ecco di seguito alcuni espedienti ormai noti utilizzati da vere organizzazioni per svuotare i conti correnti.

COME AGISCONO I TRUFFATORI

Un pezzetto di plastica che sporge dalla feritoia in cui si inserisce la carta e un forellino quasi invisibile sopra il monitor della cassa automatica. Con questi stratagemmi una banda di bulgari ha effettuato prelievi irregolari per 700 mila euro sulla costa tra Pescara e Ascoli. Ecco come si distingue un bancomat, a cui sono stati applicati skimmer e telecamera, da un bancomat che funziona regolarmente.

Si chiama cash trapping ed è la nuova tecnica di manomissione degli sportelli bancomat e postamat scoperta dalla polizia postale e delle comunicazioni e che li tiene impegnati negli ultimi mesi. La manomissione, che avviene durante gli orari di chiusura delle agenzie e nei giorni festivi, è attuata con l’inserimento di una forcella metallica appositamente costruita nello sportellino di fuoriuscita delle banconote. Lo scopo, in pratica, è quello di impedire la fuoriuscita del denaro dall’apposito erogatore, fare allontanare il cliente della banca e poi appropriarsi dei soldi.

Una tecnica quasi elementare ma subdola, perché non mostra alcuna alterazione della struttura dell’Atm e consente agli utenti di concludere correttamente tutte le varie operazioni di prelievo sino alla visualizzazione della dicitura “Operazione completata/importo erogato”, sebbene le banconote non fuoriescano dallo sportellino che rimane chiuso.

Il cliente, a quel punto, imputando il disguido a un guasto tecnico del sistema, di solito si allontana per reclamare il disservizio, in un secondo momento, all’istituto di credito. Peccato che, una volta girato l’angolo, i malviventi, che stazionano nei dintorni, siano pronti a forzare lo sportellino e recuperare la forcella metallica estraendola con le banconote trattenute.

Le indagini sul fenomeno proseguono e anche gli istituti di credito hanno avviato, a tutela della propria clientela, una progressiva sostituzione degli sportellini erogatori delle banconote, con l’installazione di nuove tipologie di apparecchiature che, idoneamente disegnate, impediscono l’inserimento nello “shutter” di qualsiasi strumento capace di catturare o trattenere il denaro.

 

Manomissione dei distributori automatici
I truffatori applicano dei congegni sui dispositivi dei distributori automatici, ad esempio un lettore che memorizza i dati della banda magnetica della carta quando questa viene inserita nell’apposita fessura e una finta tastiera o una microtelecamera nascosta per riuscire a carpire il codice PIN. In pratica, il possessore della carta non si accorge dell’inganno perché i congegni manomessi sono del tutto simili a quelli regolari e le microtelecamere nascoste sono così piccole da non poter essere notate.

Manomissione dei lettori dei sistemi d’accesso
Un altro modo per impossessarsi del PIN e dei dati contenuti nella banda magnetica della carta è quello di manomettere i lettori dei sistemi d’accesso alle aree Bancomat delle banche. Un dispositivo applicato sul lettore della carta copia i dati riportati nella banda magnetica. Il PIN invece viene acquisito quando l’utente digita il codice per accedere all’area Bancomat.

Il denaro viene prelevato all’estero
Una volta ottenute le informazioni necessarie, il truffatore può procedere alla clonazione della carta. Ma poiché in Svizzera la carta non può essere utilizzata senza il microchip, il truffatore effettua i prelevamenti all’estero fino a prosciugare il conto dell’ignaro possessore della carta o finché quest’ultima non viene bloccata. Quindi, le transazioni illecite possono anche essere eseguite in un luogo completamente diverso da quello in cui la carta è stata clonata. E poiché quest’ultima resta effettivamente in possesso del suo titolare, spesso questi si accorge dell’inganno quando è ormai troppo tardi ovvero quando, nel controllare l’estratto conto, riscontra tutta una serie di operazioni all’estero che non ha mai effettuato.

Traffico di dati via Internet
Alcuni truffatori dediti allo skimming si impossessano del PIN e dei dati della banda magnetica per poi rivendere queste informazioni. In pratica, le cedono via Internet ad altri criminali all’estero che, indisturbati, prelevano illegalmente contante dalle carte clonate. Via Internet i dati delle carte oltrepassano i confini nazionali in pochi istanti.