Palermo

Blitz a Carini, summit di mafia nel bar Johnny Walker, i boss temevano arresti

Per I summit avevano scelto il Johnny Walker, noto locale a Carini. Era lì che tutte le domeniche, dalle nove e mezza a mezzogiorno, si riuniva il cosiddetto comitato, l’organismo di vertice della cosca di Carini.

E’ uno dei particolari emersi dall’indagine dei carabinieri che oggi ha portato all’arresto di 5 persone tra le quali il reggente della “famiglia” John Pipitone, figlio dello storico capomafia Giovan Battista Pipitone. I mafiosi che partecipavano alle riunioni erano molto prudenti.

Gli incontri al Johnny Walker

“Tutte le domeniche dalle nove e mezza a mezzogiorno, tutte le domeniche c’è tutto il comitato al Johnny Walker, al bar, tutte le domeniche, sono tutti là… là si mettono là a parlare no…, come se nulla fosse”, raccontava un mafioso intercettato.

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Ma, spiega, gli incontri importanti organizzati per parlare di affari si svolgevano in luoghi lontani e isolati. “No lui che parla là! – spiegava l’uomo d’onore – tu ci puoi dire semplicemente ti dovrei parlare me lo puoi dare, concedere un appuntamento.. e lui dice: ‘vediamoci a tale parte, a tale giorno'”. L’inchiesta, che ha fatto luce su estorsioni e sulla gestione del clan di una condotta idrica abusiva, ha confermato il ruolo di vertice di Pipitone. Il posto l ‘hanno preso i figli si misero sopra u cavaddu”, diceva un mafioso intercettato riferendosi a Pipitone e al fratello Francesco.

Evidente poi il timore degli indagati di essere arrestati, specie dopo il blitz dei mesi scorsi in cui erano finiti in cella altri affiliati. ” Ora incominciano con qua perché ci saranno le fotografie. Questi non mi devono far dormire , ma io alle 4 mi sveglio e me ne vado”, diceva Salvatore Vallelunga che progettava la fuga col padre Vincenzo (anche lui arrestato), da poco uscito di galera e tornato a pieno regime nella cosca.

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Sequestrati 100mila euro

Nell’ambito dell’indagine della Dda di Palermo, che oggi ha portato all’arresto di cinque presunti esponenti del clan mafioso di Carini, i carabinieri hanno sequestrato, nel corso di alcune perquisizioni, 100.000 euro in contanti. Dall’inchiesta, che ha ricostruito assetti e affari della cosca, è emerso che i boss controllavano una condotta idrica e vendevano l’acqua a diversi abitanti della zona non raggiunti dalla fornitura pubblica. L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia.

Operazione antimafia a Carini, gli indagati

Nell’operazione antimafia a Carini Il gip Fabio Pilato ha disposto il carcere per Salvatore Abbate, di 55 anni; Giuseppe Passalacqua, 49 anni; John Pipitone, 42 anni e Salvatore Vallelunga, 43 anni. Ai domiciliari con il braccialetto elettronico Vincenzo Vallelunga, 74 anni. Gli indagati sono tutti di Carini.

Operazione antimafia, sindaco ringrazia i carabinieri

“Voglio ringraziare i carabinieri del comando provinciale e complimentarmi con loro per l’operazione antimafia che ha portato agli arresti di questa mattina e che vedono coinvolto John Pipitone, figlio di Giovan Battista, storico boss di Carini e gli altri ‘figli d’arte’, finiti in manette con l’accusa – a vario titolo – di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e reati in materia di armi”. Lo dice il sindaco di Carini Giovì Monteleone in merito agli arresti compiuti nell’operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale.

“Ancora una volta – continua il primo cittadino – la legalità ha avuto la meglio sulla criminalità organizzata. L’operazione dei carabinieri dimostra la costante attenzione prestata nel contrasto alla malavita mafiosa, un’attenzione che non deve cessare perché, purtroppo, la mafia è ancora presente e operativa nel nostro territorio. Non solo le forze dell’ordine ma anche le istituzioni e i cittadini – prosegue ancora Monteleone – devono rimanere vigili e denunciare”.

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