Palermo

Borseggiatore chiede scusa a Palermo e all’Amat, ‘ma togliete la mia foto segnaletica dagli autobus’

“Io voglio chiedere scusa”, parla il borseggiatore la cui foto spicca con una scritta: “Non ti vogliamo sui nostri bus”, firmato Amat Palermo, all’interno dei bus 101 e 102 del capoluogo siciliano. Dopo essere stato fermato e poi scarcerato Salvatore Romeo, 23 anni si era vantato sul suo profilo Facebook: “Tanto non mi arrestate se avete qualcosa da dirmi venite a cercarmi alla vecchia edicola davanti alla Stazione”.

“Ma anche lì non vado più – racconta all’edizione di Repubblica Palermo – Anche nell’ambiente dei borseggiatori mi hanno criticato parecchio per quel post. Io non sono un ladro per mestiere, non lo faccio per arricchirmi, io rubo per vivere. Non ho sfidato le forze dell’ ordine e non ho offeso chi va sull’ autobus. Qualcuno piuttosto aveva offeso mio padre, non ci ho più visto e ho scritto. Che ne sanno loro di mio padre? Mio padre Cosimo aveva un bellissimo peschereccio. Non ci faceva mancare niente nella nostra casa al quartiere Capo, mi ricordo che qualche volta mi portava a mare. Avevo sei anni quando morì, era il 2000. Da allora tutto è cambiato, però l’immagine di mio padre me la sono tatuata sul braccio”.

E aggiunge: “Ma c’è qualcuno che a Palermo ascolta i ragazzi? C’è qualcuno che ascolterà le mie scuse per quello che sono diventato? La prima volta mi hanno arrestato per una rapina in un supermercato, avevo 14 anni. I miei amici mi dicevano: non ce l’hai il coraggio di fare una rapina. E allora io ho comprato una pistola giocattolo, gli ho tolto il tappo rosso e sono andato a fare la rapina. Mi hanno dato quattro anni. Destinazione il Malaspina. Che periodo meraviglioso. In quegli anni ho preso la terza media, il diploma di elettricista, la prima comunione, la cresima e il titolo di miglior portiere. Stavamo pure vincendo il torneo di calcio, ma poi l’arbitro mi ha squalificato, ha detto che mi ero lanciato su un giocatore facendogli male. Era stato solo un incidente, non mi ha creduto”. “Non ho più fatto rapine – precisa – e non ho mai fatto lo spacciatore. Per vivere rubo solo sugli autobus e dopo che ho preso i soldi lancio il portafogli per terra e chiamo la persona, non so cosa farmene dei documenti: Scusi, le è caduto qualcosa. E intanto sono già scappato. Io chiedo solo una cosa. Chiedo una possibilità, solo una”.

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