Nuovo colpo di mano in preparazione al Comune di Palermo. Nascosta fra le delibere all’ordine del giorno della doppia seduta del Consiglio Comunale di oggi e domani, c’è quella che sembra essere, a tutti gli effetti, una regalia ad una decina di privati o poco più che hanno incassato contributi per i restauri nel centro storico ma non hanno ultimato i lavori.
Una vicenda che rischia di trasformarsi in un danno erariale per l’amministrazione comunale e dunque ai danni delle casse pubbliche, ma anche in un illecito arricchimento per i destinatari del contributo, che risolverebbero le loro posizioni senza colpo ferire.
Per comprendere la vicenda occorre fare un passo indietro al precedente bando del Comune di Palermo per i restauri nel centro storico, risalente a 10 anni fa. Il bando in questione offriva ai titolari di immobili degradati del Centro Storico un contributo a fondo perduto pari al 50% dell’importo dei lavori necessari alla ristrutturazione dell’immobile lasciando a carico dei privati la restante metà dell’intervento. Su questa seconda quota il privato poteva accedere ad un mutuo con gli interessi sempre a carico delle casse pubbliche.
Condizioni di grande favore pensate per far rinascere il centro degradato. le condizioni richieste erano un progetto approvato dall’amministrazione e l’impegno a portare a termine i lavori previsti nel progetto approvato. Ciò per evitare l’elargizione di contributi a pioggia a vantaggio di privati senza ottenere la sperata riqualificazione.
La pena prevista per chi non avesse ultimato i lavori era la revoca del finanziamento e dunque la restituzione di tutte le somme percepite. Si trovano ad oggi in questa condizioni una quindicina di soggetti che hanno utilizzato i finanziamenti ma non hanno ultimato i lavori nei termini. termini, peraltro, ampiamente scaduti.
E in questo ambito che interviene una delle due delibere all’ordine del giorno del Consiglio comunale di domani. A sala delle lapidi si tratterà il nuovo bando per i contributi per il restauro nel centro Storico. un bando analogo a quello del 2006 che prevede, anche in questo caso, la revoca del finanziamento in caso di mancato completamento delle opere. Ma una seconda delibera inserita nello stesso ordine del giorno modifica il regolamento del precedente bando, quello del 2006, cancellando il recupero delle somme nei confronti dei destinatari di finanziamenti legati ad opere negli immobili del Centro Storico che non sono state ultimate. Di fatto, in questo modo, si mette in atto una sanatoria con valore retroattivo che regala a questi soggetti i contributi percepiti senza che abbiano completato le opere.
Un grande affare per i destinatari di questa ‘regalia’, ma non certo per il Comune di Palermo che avrebbe dovuto recuperare queste somme e rimetterle a bando come prevede di fare per le somme residue del precedente bando e non utilizzate che andranno a rimpinguare le somme del bando 2016 in preparazione.
“Si tratta di una scelta completamente dissennata – dice Stefania Munafò, responsabile Ambiente e Territorio della segreteria provinciale del Pd – che configura da un lato danno erariale per le casse comunali e dall’altro determina una discriminazione fra cittadini”.
“Non si tratta di una modifica astratta ma di un provvedimento che va ad individuare persone precise e che incide retroattivamente su un bando che aveva già esaurito i suoi effetti. di fatto l’amministrazione non procede ad incamerare risorse che doveva obbligatoriamente incamerare in virtù proprio di quel bando”
“Se la delibera dovesse passare così com’è non esiterò a trasmettere gli atti sia alla Corte dei Conti che alla magistratura penale perché verifichi se esistano estremi di reato oltre che di evidente danno per l’erario. del resto appare evidente l’illecito arricchimento da parte dei soggetti che non hanno rispettato il regolamento, arricchimento reso possibile proprio da una simile delibera. Infine è ipotizzabile che chi non ha partecipato al bando del 2006 perché non in condizioni di completare le opere presenti ricorso alla luce della modifica delle regole a cose fatte”.
“Se veramente l’amministrazione ritiene di essere nel giusto – è la provocazione finale della Munafò – allora tolga l’obbligo di completare le opere anche nel bando 2016 dove invece lo ha previsto. Anche perché imporre regole che poi vengono cambiate in corsa rappresenta un invito indiretto a non rispettare le norme”.
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