Hanno patteggiato una pena da quattro anni a uno di carcere i funzionari infedeli dell’Anas accusati di avere omesso i controlli sui lavori autostradali nella zona del catanese in cambio di tangenti.

Adesso i funzionari sono stati condannati dai giudici della Corte dei Conti della Regione Sicilia per danno di immagine. Giuseppe Romano, responsabile area tecnica e Rup che ha patteggiato una pena a 4 anni di carcere, è stato condannato a risarcire l’Anas per 141 mila euro, Carmelo Riccardo Contino, che ha patteggiato 4 anni di pena dovrà risarcire 97 mila euro, Antonino Urso direttore  dei lavori di manutenzione e coordinatore della sicurezza, che ha patteggiato due anni di reclusione 80 mila euro, Giuseppe Panzica, che ha patteggiato 3 anni e sei mesi di reclusione  79 mila euro, Giorgio Gugliotta, che ha patteggiato 2 anni e 11 mesi di reclusione 21 mila euro e Gaetano Trovato, che ha patteggiato un anno, nove mesi e 10 giorni di reclusione 9 mila euro.

Vista la gravità delle contestazioni la procura regionale aveva chiesto di condannare i dirigenti e funzionari per una somma complessiva di un milione e 300 mila euro così ripartita Riccardo Carmelo Contino: 380 mila euro; Giuseppe Romano: 470 mila euro; Giuseppe Panzica: 90 mila euro; Gaetano Trovato: 36 mila euro; Giorgio Gugliotta: 84 mila euro; Antonino Urso: 246 mila euro. I funzionati hanno ammesso le proprie responsabilità avevano iniziato a risarcire l’ente dello strade.

Le dichiarazioni davanti al gip erano state molto chiare. Romano disse a giudice: “capivo bene che i soldi venivano dai lavori che eseguivamo e quindi da un patto corruttivo del quale io praticamente facevo parte… cioè io non pensavo che piovessero così”. Come hanno detto gli stessi funzionari interrogati era emerso che grazie ai lavori eseguiti in difformità agevolati dall’omesso controllo era possibile conseguire un risparmio di spesa.

In effetti i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Catania nell’inchiesta  “Buche d’Oro” avevano accertato che ad esempio il tappetino d’asfalto anziché dei 5 centimetri previsto era appena di 3 e quindi si sarebbe sfaldato prima come sanno bene gli automobilisti che percorrono le autostrade della Sicilia orientale finite nell’indagine.

“La condotta di tutti i convenuti ha avuto un carattere costante e sistematico, palesato dalle modalità di azione e dalla frequenza ed entità delle indebite percezioni – scrivono i giudici presieduti da Anna Luisa Carra –  tanto da suscitare seri dubbi nell’opinione pubblica in ordine all’operato  complessivo dell’Anas Spa con riguardo alla manutenzione delle strade e al connesso rischio per la pubblica circolazione a causa della scarsa qualità dei lavori eseguiti dalle ditte favorite dai convenuti. Si osserva che dopo l’avvio delle indagini penali i  convenuti hanno mostrato un atteggiamento collaborativo con la giustizia, tanto che hanno almeno in parte ammesso le loro condotte, pur cercando di sminuirne la gravità”.