“Non sono affatto sorpreso. Da settembre scorso avevano dubbi sulle procedure amministrative che venivano seguite per le concessioni a Cefalù e già da allora si pensava ad una rotazione dirigenti che è stata ritardata. ma dal 1 gennaio quel funzionario non era più preposto alle concessioni demaniali della provincia di Palermo”.

Per l’assessore regionale al Territorio e ambiente l’inchiesta della Procura di Termini e del Commissariato di Cefalù che ha portato stamani all’arresto di un funzionario regionale e ad altre tre misure restrittive  non sono una novità. Lui stesso era stato dal magistrato per parlare di questo lo scorso anno e con la magistratura aveva collaborato. Per questo l’inchiesta non lo coglie di sorpresa così come i provvedimenti che erano attesi.

“Il prossimo passo – dice Maurizio Croce a BlogSicilia – sarà passare la vaglio tutte le concessioni demaniali con particolare attenzione proprio a Cefalù che è il territorio dove si concentrano la maggior parte dei problemi. se ci sono gli estremi procederemo alla revoca delle stesse concessioni e a un nuovo affidamento”.

Assessore ma questa verifica non si poteva fare prima?

“Non era opportuno farlo perché avremmo messo in allarme i soggetti in questione incidendo sull’efficacia delle indagini in corso. insomma abbiamo voluto che non pensassero di essere sospettati o che qualcuno si fosse accorto di qualcosa”.

Dunque adesso passerà tutto al setaccio?

“Assolutamente sì, siamo già pronti per farlo e mi preme ribadire proprio che dal 1 gennaio, comunque, quella persona non era più in condizione di incidere sulle procedure perché spostato in una Unità operativa di base che si occupa di tutt’altro”.

Ma non pensate che sia il caso di modificar anche il sistema concessorio ad esempio rilasciando concessioni per porzioni di spiaggia più piccole magari a più soggetti?

“Non credo che sia questo il tema. dall’indagine mi sembra di capire che emerge un quadro diverso. Le concessioni sono numerose e di varie quadrature e rilasciate a vario soggetti solo che tutti questi soggetti erano, poi, riconducibili all’imprenditore Cimino. Si tratta, chiaramente, di un sistema che era stato messo in piedi. Non sta a me valutare se questo configuri un reato. Da un punto di vista amministrativo curerò, piuttosto, che il sistema sia il più trasparente possibile”

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