La sezione giurisdizionale della Corte dei conti ha condannato gli ex assessori della Regione Siciliana, Lucia Borsellino, Baldassare Gucciardi e l’attuale assessore Ruggero Benedetto Italo Razza, e i dirigenti generali Salvatore Sammartano e Mario La Rocca, per il danno sugli esborsi ed oneri pagati dalla Regione Siciliana per i compensi dei componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione Istituto Giglio di Cefalù nel periodo 2015-2020, senza una normativa, statale o regionale, che legittimasse l’istituzione dello stesso consiglio di amministrazione.

La Sezione ha sostanzialmente accolto la ricostruzione del pubblico ministero, Marco Cavallaro, che si è avvalso delle indagini delegate al nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, riducendo l’importo del danno contestato da 545.146 euro a complessivi a 381.602 così ripartiti: Baldassare Gucciardi 68.100 euro, Lucia Borsellino 107.505, Ruggero Italo Razza 59.416 euro, Salvatore Sammartano 107.505 e Mario La Rocca 39.075 euro.

Assessori alla Salute e dirigenti erano stati tutti citati in giudizio in relazione “agli esborsi e agli oneri che sono stati indebitamente e illegittimamente sostenuti dalla Regione per i compensi dei componenti del Cda della Fondazione Giglio”, in seguito agli accertamenti compiuti dalla guardia di finanza.

Come era emerso “dal 2013 la fondazione non svolge più alcuna forma di sperimentazione pubblico-privato, è totalmente partecipata da soggetti pubblici, in larga parte operanti direttamente nella sanità pubblica, ed i cui dipendenti sono pure ivi utilizzati. Utilizza immobili di proprietà dell’Asp di Palermo e ha una struttura amministrativa che genera, però, costi aggiuntivi in funzione del previsto Cda e del collegio dei revisori”.

E ancora: “Ha un proprio direttore generale nominato dal Cda, i cui trattamenti economici applicati non è chiaro a quali parametri siano ancorati e, infine, né l’Asp di Palermo né l’assessorato alla Salute esercitano una effettiva vigilanza e controllo sulla gestione della struttura, come ammesso in sede di audizione sia dall’assessore alla Salute, sia dal direttore generale dell’Asp di Palermo”. In sintesi, dal 2013 in poi, la Regione avrebbe dovuto “riqualificare” la fondazione trasformandola in azienda sanitaria, rendendo vana l’esistenza di un Cda, organo tipico di una società privata.

 

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