L’attività politica di Totò Cuffaro negli ultimi anni è stata frenetica. Continui incontri in giro per la Sicilia. Anche una seconda persona lo aveva avvisato che era al centro di un’indagine e che parlava troppo al telefono. E così gli incontri si tenevano in alcuni bar del capoluogo non distante dall’abitazione del politico o in alcuni ristoranti sparsi nella regione.
In questo caso i carabinieri del Ros hanno assistito a diversi incontri seduti nei pressi del tavolo dell’ex governatore come se fossero clienti. Agli incontri partecipavano in tanti. Sindaci, consiglieri comunali, deputati dell’area del governatore. Insieme a imprenditori.
Nonostante le notizie di possibili indagini e nuovi guai giudiziari l’idea di potersi ricandidare e scendere di nuovo in politica era molto forte, sicuro del seguito che aveva ancora. In tanti lo incontravano per i più disparati motivi. Le elezioni comunali a Palermo con la volontà di candidare un persona di fiducia in consiglio. Sulla vertenza Ast e la possibile vendita della società regionale con la possibile non tanto remota di privatizzarla, poi gli appalti in tanti centri della regione, e le nomine nella sanità e ai vertici delle società della regione,
Cuffaro voleva candidarsi
Totò Cuffaro, ex governatore siciliano indagato per corruzione, associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti, avrebbe confidato al suo fidato collaboratore Vito Raso (anche lui finito sotto inchiesta), di avere intenzione di ricandidarsi alla presidenza della Regione.
Emerge dagli atti dell’indagine nell’ambito della quale i pm di Palermo hanno chiesto i domiciliari per Cuffaro e altre 17 persone tra cui l’ex ministro Saverio Romano. Nel descrivere le precauzioni prese per “blindare” le sue comunicazioni i magistrati evidenziano che Cuffaro a volte usava l’utenza della moglie e quella di un altro collaboratore, Antonio Abbonato.
“Nell’adozione di tali accorgimenti, assurti a vero e proprio metodo, Abbonato e Raso – dicono i magistrati – hanno sempre assunto un comportamento proattivo finalizzato ad assicurare all’ex governatore della Regione Sicilia una sorta di schermo protettivo rispetto a possibili attività di intercettazione”. La vicinanza di Raso all’ex governatore sarebbe ulteriormente provata dal fatto che questi “dimostrava di conoscere, quasi in via esclusiva, – secondo gli inquirenti – le vere intenzioni di Cuffaro, interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di presidente della Regione Sicilia”. Nel corso di una conversazione in auto intercettata Raso avrebbe rivelato a un amico che Cuffaro- si legge negli atti d’indagine – “aveva in progetto di candidarsi quale presidente della Regione, nonostante non lo avesse rivelato ad alcuno”.
Ex governatore messo in guardia una seconda volta
Cuffaro aveva ricevuto altre informazioni, oltre al colonnello dei carabinieri Stefano Palminteri, nell’inchiesta per corruzione, associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti che coinvolge l’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro e altre 17 persone tra cui l’ex ministro Saverio Romano.
Nella richiesta di arresto di Cuffaro spunta il nome dell’ex poliziotto Filippo Paradiso. “E’ molto in alto buttato nei servizi segreti, è quello che ci sta facendo entrare nel…”, diceva l’ex presidente non sapendo di essere intercettato. Poi parlando col capogruppo all’Ars della Dc Carmelo Pace, Cuffaro sostiene che Paradiso gli aveva consigliato di non parlare al telefono. “Dice ‘ma tu parli assai al telefono’, ‘come parlo assai al telefono? perché che ho fatto?’ “, afferma Cuffaro, riportando la conversazione con Paradiso.
“Nessuna informazione coperta dal segreto investigativo è mai stata divulgata dal mio assistito Filippo Paradiso, peraltro impossibilitato ad avere conoscenza di notizie di tale natura. Definire ‘talpa’ un ex appartenete alla polizia di Stato rappresenta una lesione alla sua immagine e alla dignità della divisa che ha indossato”.
Lo dice l’avvocato Gianluca Tognozzi, legale di Filippo Paradiso, il cui nome spunta nell’inchiesta sull’ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro. “Inoltre il mio assistito, che è stato in polizia fino al 2021, – conclude il legale – non è mai stato nei ruoli della Presidenza del Consiglio”.
I bandi da consegnare prima agli amici
“I bandi prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici”: così l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, non sapendo di essere intercettato, “istruiva” il suo fidato collaboratore Vito Raso. Emerge dall’inchiesta che vede indagato per associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti l’ex presidente della Regione.
Per lui ed altre 17 persone la Procura di Palermo ha chiesto l’arresto. Tra gli “amici” a cui i bandi, conosciuti in anticipo grazie alla complicità di una dirigente regionale, anche lei indagata, c’era anche il deputato regionale Carmelo Pace (pure lui sotto inchiesta). “Ai deputati? “, gli chiede Raso. “Appunto si! E anche a quelli che non sono deputati…perché se no finisce che litighiamo con tutti…”, gli rispondeva Cuffaro. “Io posso darlo ai politici, ai consiglieri comunali, alle prime linee e come si chiama…non è che lo possiamo dare a tutti o no…”, cercava di capire l’interlocutore. “Fate una lista di 30/40 cristiani a cui man mano esce il bando li fate così..”, concludeva l’ex governatore.
Gli avvocati di Cuffaro
Sono Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto i nuovi difensori di Totó Cuffaro, l’ex presidente della Regione per cui la Procura ha chiesto l’arresto per associazione a delinquere, corruzione e turbativa libertà degli incanti. Il precedente legale di fiducia, Claudio Gallina, oggi ha rinunciato al mandato. Il prossimo14 novembre Cuffaro comparirà davanti al Gip per l’interrogatorio preventivo.
L’avvocato Claudio Gallina ha rinunciato al mandato difensivo di Totò Cuffaro, l’ex governatore siciliano per cui i pm di Palermo hanno chiesto l’arresto per corruzione, associazione a delinquere e turbata libertà degli incanti. La scelta nasce da motivi di opportunità perché nella richiesta di arresti domiciliari per l’ex presidente della Regione siciliana il legale veniva citato perché avrebbe fatto da tramite tra Cuffaro e un colonnello dei carabinieri. Il colonnello avrebbe chiesto a Gallina di incontrare il governatore a cui avrebbe poi rivelato notizie riservate su indagini in corso in cambio di favori per la moglie.






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