“Oggi ricorrono due mesi dalla scomparsa di mio fratello Massimo, e dei suoi amici Andrea e Salvo. Il dolore è ancora vivo, ma altrettanto viva è la nostra determinazione nel chiedere verità e giustizia. Abbiamo ricevuto una risposta dal Presidente della Repubblica. Dopo quasi due mesi di attesa, il Presidente Sergio Mattarella ha risposto alla lettera che, come famiglie Pirozzo, Miceli e Turdo, avevamo inviato per chiedere attenzione, giustizia e verità”.
Lo dice Marco Pirozzo fratello di Massimo ucciso a Monreale il 27 aprile nel corso di una sparatoria insieme ad Andrea Miceli e Salvo Turdo. Per quel delitto in carcere ci sono tre palermitani, Salvatore Calvaruso, Mattias Conti e Samuele Acquisto.
“Lo Stato riconosce il nostro dolore e la nostra battaglia. Se il Presidente della Repubblica ha scelto di rispondere, allora significa che non stiamo parlando nel vuoto. E forse, da oggi, anche altri rappresentanti delle Istituzioni inizieranno a guardarci. A guardare le tante famiglie come la nostra, che hanno perso figli, fratelli e amici per mano della criminalità – aggiunge Pirozzo – Questa attenzione comincia a far tremare chi pensava che il silenzio fosse la nostra fine.
Ma noi siamo ancora qui. Più uniti. Più determinati. Non ci fermeremo. Continueremo a chiedere verità e giustizia per mio fratello Massimo, per Andrea, per Salvo, e per tutte le vittime innocenti. Grazie, Presidente Mattarella, per averci ascoltato. E grazie a chi continuerà a darci voce. È il momento di cambiare le cose. Di ripensare un sistema che troppo spesso lascia sole le vittime e chi le ama”.






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