I fratelli Salvatore (U papparieddu) e Massimo Mulè (u topo), il primo in carcere il secondo fermato ieri erano ancora ”operativi” con ruoli di gestione delle cose di mafia nel mercato Ballarò per il rispetto dei mafiosi nei confronti del loro padre, Francesco, mafioso all’ergastolo.

E’ scritto nell’ordinanza del fermo di 49 mafiosi nell’inchiesta denominata Cosa nostra 2.0 che ha portato alla decapitazione della nuova cupola mafiosa palermitana e ha fatto scoprire il nuovo boss dei boss Settimo Mineo. Rubens D’Agostino, uno dei fermati, definisce nelle intercettazioni i due fratelli Mulè ”per la pressa” cioè incapaci.

Nella riunione in cui è stata decisa la composizione della nuova cupola mafiosa non tutti i mandamenti sono stati affidati. Nell’ordinanza di fermo dell’operazione Cosa nostra 2.0 è scritto che ”il riferimento ai mandamenti di San Giuseppe Jato e Corleone, correlato a quello dei vecchi di paese che erano presenti alla riunione lascia ritenere che verosimilmente tutte e 15 le articolazioni mandamentali di Cosa nostra palermitana fossero rappresentate nel corso della riunione”.

Ma nell’incontro non era stato deciso il capomafia di Bagheria, in gioco ci sarebbero Gioacchino Mineo e Giuseppe Scaduto, e neanche il mandamento della Noce, quartiere caro a Totò Riina, per il quale vi era un ballottaggio tra Francesco Picone e un altro mafioso non identificato.