Finisce all’Anac il concorso bandito dalla Rap Spa società in house del Comune di Palermo per l’assunzione di 46 autisti.

Da parecchi mesi e durante il corso delle prove sarebbero circolati già i nomi di alcuni candidati, che in effetti sarebbero poi risultati vincitori o idonei su circa 2000 partecipanti iniziali; per queste ragioni alcuni candidati esclusi dal concorso bandito dalla Rap per l’assunzione a tempo indeterminato di 46 autisti, hanno deciso di rivolgersi all’Anac sollecitando un’ispezione per accertare la regolarità del concorso.
Secondo i ricorrenti , oltre alla singolare coincidenza dei predetti nominativi, sarebbero state violate in ogni caso le norme sulla trasparenza ed i principi sulla pubblicità e sull’anonimato delle selezioni pubbliche.

Ecco le presunte irregolarità presenti nell’esposto

Non era stata pubblicata la nomina della Commissione interna della Rap, Non erano stati pubblicati i verbali della Commissione. La Commissione non aveva partecipato e non era presente nessun pubblico ufficiale, né forze dell’ordine durante lo svolgimento della prova a quiz .

In mancanza di pubblici ufficiali o forze dell’ordine nessuno aveva titolo per impedire l’eventuale accesso ai locali durante la prova; ed in effetti avevano avuto ingresso ai locali, ben 28 persone, sconosciute, che non erano state nominate dalla Rap e che non avevano alcun incarico di vigilanti o componenti di sottocommissioni, e che avevano, tuttavia interagito con i candidati durante le prove; e)non risultava che i quiz somministrati fossero stati validati dalla Commissione. Non si sapeva , in mancanza di verbali pubblici, dove fossero stati conservati, prima e dopo la prova, i quiz da somministrare ed i compiti consegnati dei candidati e come fosse stata garantita la segretezza degli stessi.

In mancanza di pubblici ufficiali, non si sapeva chi avesse sciolto l’anonimato ed abbinato i nominativi ai compiti. La prova era cartacea; i fogli distribuiti (scheda anagrafica, foglio contenente i quiz e foglio dove apporre la x delle risposte) non erano siglati dalla Commissione né datati e quindi potenzialmente sostituibili. Alla fine della prova le schede anagrafiche con il nominativo del candidato ed i fogli contenenti le risposte erano stati consegnati a soggetti sconosciuti, ben 28 , presenti nei locali, non qualificatisi, ed in assenza di buste chiuse e sigillate, per cui era facilmente associabile il nominativo del candidato al quiz e, potenzialmente, era anche integrabile e/o sostituibile, il foglio dei quiz e quello delle risposte.

Il foglio con le risposte date dal candidato ai quiz e la scheda anagrafica contenente il nominativo del candidato, avevano lo stesso codice numerico, per cui era facilmente identificabile ed associabile il compito al candidato. I locali non erano schermati ed in mancanza di forze dell’ordine e di pubblici ufficiali nessuno poteva imporre ai candidati di lasciare all’ingresso i cellulari. Cinque quiz su 30 riguardavano le caratteristiche di uno specifico modello di mezzo su migliaia esistenti (IVECO AD260S34) senonchè non esisteva nessun manuale e nessuna banca dati che descrivesse queste caratteristiche. In violazione delle disposizioni che imponevano che i componenti della commissione fossero dirigenti o apicali, tra i componenti era inserito un dipendente, non laureato e che non rappresentava figura apicale ai sensi della l. 231/2001.

Ricorsi al giudice del lavoro

Per queste ed altre ragioni descritte nell’esposto, alcuni candidati esclusi, hanno conferito mandato all’avv. Nadia Spallita, per presentare un ulteriore ricorso al Giudice del Lavoro , (che in sede cautelare ha rigettato i ricorsi d’urgenza), e per chiedere l’intervento dell’Anac, massimo organismo in materia di trasparenza ed anticorruzione, anche sulla scorta delle linee guida, fornite dall’Anac proprio in materia di procedure concorsuali, che i ricorrenti ritengono siano state violate.