Alla fine avevano ragione i forestali che hanno sospeso i lavori sul Fiume Oreto, per poter svolgere delle opere di bonifica nella zona sito d’interesse comunitario servivano alcune autorizzazioni che l’amministrazione comunale non aveva richiesto.

Così il 7 aprile i forestali bloccano i lavori. Il Comune bolla la notizia come falsa, e dice in un comunicato che i lavori proseguono e proseguiranno.

Poi incalzati dai giornalisti il dirigente Mario Li Castri si affretta a dire che i lavori nella zona sono terminati.

Lo stesso architetto il 12 aprile, come si legge nella determina “nomina, il geologo Aldo Carmelo Pisano e il biologo Fabio Di Piazza per la redazione della relazione da allegare all’istanza di verifica”.

“Che la bonifica del fiume Oreto avesse il sapore di spot elettorale non è un mistero, e si sa, gli ultimi mesi di mandato sono sempre stati interpretati come tali. – dice Marcello Robotti presidente dell’associazione Vivo Civile –  Che ci fosse un problema ambientale legato alla classificazione Sic era ovvio e come associazione era nostro dovere rilanciare l’allarme. Oltretutto il Corpo Forestale è intervenuto celermente”.
Secondo il presidente che ripercorre le tappe “Che ci fosse un vizio procedurale ce ne siamo accorti subito, nonostante il Sindaco si sia prodigato tramite ufficio stampa a sconfessare tutto e tutti, anche con toni eccessivi a nostro avviso – aggiunge Robotti – Lo stesso capoarea infrastrutture architetto Mario Li Castri, attraverso una dichiarazione sulla stampa del giorno dopo, bollava la polemica come inutile, perché i lavori erano terminati, anche se il cartello posto sul sito indica il 2018 come data consegna lavori, ma soprattutto confermando che il Comune era in regola sul piano normativo.

Ma il vizio c’era, e lo afferma lo stesso Li Castri firmando il 12 aprile, dopo lo stop della forestale il giorno 7, la determinazione dirigenziale n.58 con la quale conferisce, sentito anche l’assessore competente, al geologo dott. Pisano e al biologo dott. Di Piazza, l’incarico di redigere una relazione ambientale in ottemperanza all’art.4 del decreto Arta 30.3.2007″.

Per il presidente Robotti “senza la relazione ambientale di due professionisti la richiesta non può essere inviata e successivamente valutata da Arta, che avrà poi 60 giorni di tempo per decidere se l’intervento è da assoggettare alla “procedura Via”.

Certo tardiva considerando che questa procedura va avviata prima dell’inizio lavori, sicuramente una buccia di banana per il Sindaco che avrebbe potuto evitare se solo avesse programmato questo tipo di intervento durante il mandato e non negli ultimi 3 mesi di campagna elettorale”.

Abbiamo chiesto una replica al Comune di Palermo.