Palermo

Fusione aeroporti Palermo e Trapani, Roma pronta ad aprire tavolo negoziale con Palermo

“Il Governo nazionale è disponibile ad aprire immediatamente un tavolo con la Regione Siciliana per trovare insieme le soluzioni alla crisi che sta travolgendo l’aeroporto di Trapani Birgi, ma questa volontà deve partire necessariamente dalla Regione siciliana, e in particolare dal suo Presidente Musumeci, del cui ruolo istituzionale abbiamo grandissimo rispetto”. Così il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Vincenzo Maurizio Santangelo che oggi non ha potuto garantire la partecipazione all’incontro al consiglio comunale aperto di Trapani sulla crisi dello scalo siciliano, ma che data l’enorme importanza dell’argomento, già ieri sera, in diretta facebook da Roma, ha parlato di aeroporti come Birgi che in tutta Italia hanno subito una crisi talvolta irreversibile.

“Birgi è un aeroporto importantissimo per i cittadini, per i giovani che si spostano, un servizio fondamentale nel territorio trapanese, – continua Santangelo – e il trasporto aereo è l’unico modo per raggiungere una zona della Sicilia che, purtroppo, ha innumerevoli carenze infrastrutturali.

Il nodo fondamentale che adesso dobbiamo sciogliere è se privatizzare o lasciare pubblico l’aeroporto. Terremo conto di tutti i contributi, ma gli aeroporti in Sicilia, lo ribadisco, devono rimanere pubblici”.

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Va avanti il sottosegretario 5 Stelle che riferisce pubblicamente quanto appreso da uno studio accurato di tutti gli atti e le manovre che riguardano l’aeroporto, portato avanti in questi anni.

“Si è arrivati, spinti dalla crisi, al punto di concepire una fusione di Airgest (Birgi) con Gesap (Punta Raisi) – spiega Santangelo – ma questo è un progetto che risale al Piano di Crocetta del settembre 2017. Crocetta aveva già deciso di portare Airgest alla fusione con Gesap, oppure di venderne le quote a privati. Tutto ciò è scritto nel Documento di Revisione Straordinaria delle Partecipate. Avevamo già capito, esaminando i bilanci e interloquendo con l’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che i contributi di comarketing hanno fatto guadagnare solo il vettore atterrato a Trapani, ma contemporaneamente hanno portato l’Airgest al dissesto. Adesso siamo certi che, nel pieno della crisi, l’Autorità non aveva neanche ricevuto dalla Regione un vero Piano di risanamento dell’Airgest. Lo abbiamo scoperto leggendo un’Ordinanza della Corte dei Conti, depositata il 31 gennaio di quest’anno, nella quale la Corte fa presente alla Regione l’obbligo di inviare all’approvazione dell’Autorità dei Trasporti un Piano di risanamento triennale, proprio perché si trattava di salvare un’entità importantissima come Airgest, che fornisce al pubblico servizi di interesse generale.

Non sappiamo, quindi, se questo Piano sia stato poi realizzato e inviato alla Corte dei Conti e se sia stato inviato e approvato dall’Autorità dei Trasporti. In ogni caso, vanno accertate dalla magistratura le responsabilità dei protagonisti di omissioni così evidenti. È certo che la Regione Siciliana abbia speso soldi dei contribuenti, ma i risultati negativi sono sotto i nostri occhi. C’è però chi racconta ancora che Airgest sia stata risanata e che adesso risulti ‘appetibile’. Insieme ai nostri portavoce all’Ars Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, con i quali portiamo avanti le ricerche, con un lavoro meticoloso, in questi giorni ci chiediamo per chi possa essere appetibile”.

Sempre la Corte dei Conti, infatti, ha acceso una luce sul fatto che tale piano non era neanche allegato al Verbale dell’Assemblea straordinaria Airgest dell’8 agosto 2017 che pure aveva deliberato la sua approvazione. “Il nostro studio ha approfondito molte questioni che stanno alla base del fallimento di questa politica aeroportuale che ha fatto prevalere la legge del più forte e che condanna le strutture più piccole come Birgi ad essere subalterne a quelle più grandi. Purtroppo, dobbiamo constatare come il nuovo governo regionale abbia proseguito verso la dismissione, senza vigilare abbastanza e senza neanche chiedersi se fosse obbligatorio dismettere la società, come si diceva nel Piano Crocetta. E infatti, non lo era. Molto denaro pubblico è stato investito, ma i documenti dimostrano che una vera programmazione su Birgi non è mai esistita e che la società è stata lasciata al suo destino. Questi e altri documenti lo provano”.

In ultimo, Santangelo si rivolge direttamente ai sindaci della provincia di Trapani che negli ultimi anni hanno fatto molti sforzi: “A voi va il nostro ringraziamento, ma non dobbiamo permettere che l’aeroporto di Birgi vada a Gesap, sarò in prima linea al vostro fianco perché quanto paventato non accada”. E quindi, evidenzia la via da percorrere: “L’antidoto è l’accorpamento di tutti gli aeroporti siciliani. Bisogna metterli in rete per creare una Destinazione Sicilia, verrà data anche la possibilità ai piccoli scali di avere un maggiore potere contrattuale nei confronti dei vettori, con una Regia pubblica, solo pubblica, che faccia l’interesse collettivo. Una proposta che riscuote atteggiamenti propositivi anche sul territorio, per una nuova stagione del marketing territoriale”.

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