Mostravano con orgoglio un patto d’amore indissolubile, uno di quelli che al giorno d’oggi è raro vedere. La furia cieca della violenza li ha strappati alla vita: Andrea Miceli e Salvo Turdo volevano solo vivere, essendo l’uno il prolungamento dell’altro. Erano cugini, amici e con due vite complementari;  Salvo amava seguire la sua squadra del cuore mentre Andrea era attaccante del Real Pioppo. Gli istanti prima di morire, Andrea Miceli aveva messo in salvo la sua fidanzata, Roberta, poi ha provato a salvare anche il cugino. Insieme a loro a spegnersi per sempre c’è Massimo Pirozzo, amico d’infanzia dei due.

Condividevano spesso sui social foto e video della loro quotidianità, ma tra tutte, una dedica racchiude davvero la loro essenza. Era il 2022 quando Andrea scriveva a Salvo:“A un cugino, a un fratello più che cugino: sappi che, comunque vada, io sarò sempre dalla tua parte, nel bene e nel male. Insieme affronteremo la cosa più preziosa che abbiamo: la vita. E mai, mai nessuno potrà separarci. Ti voglio un mondo di bene, vita mia.”

L’accusa è di strage

Le accuse mosse dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, sono pesanti: i reati contestati sono di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco. In base alla ricostruzione il fermato è uno dei due “pistoleri” ma ci sarebbe un secondo ragazzo armato di pistola che avrebbe sparato fra la folla.

Il primo indagato fermato si trova al momento ristretto presso la Casa Circondariale Palermo “Pagliarelli”.

I motivi della rissa

Alla base della rissa ci sarebbe stato un apprezzamento dei monrealesi sul modo di guidare il motorino dei giovani venuti da Palermo. Dalle parole si sarebbe passati ai pugni, poi dal gruppo dei palermitani sarebbero stati sparati almeno 18 colpi.

Probabilmente in due avrebbero fatto fuoco. Due vittime sono morte sul colpo, una terza è deceduta in ospedale. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di un secondo palermitano.

Continua la caccia ai complici

Carabinieri e polizia, intanto oggi hanno passato al setaccio il quartiere Zen. Sono in corso le indagini per risalire ai complici e per la ricerca delle armi utilizzate per uccidere tre giovani e ferirne altri due nei pressi del pub 365 in via Benedetto D’Acquisto a Monreale. I carabinieri stanno cercando le armi anche a Monreale. Le pistole che hanno sparato potrebbero essere state buttate durante la fuga

Gli inquirenti cercano almeno tre o quattro ragazzi che potrebbero avere partecipato alla sparatoria. Sul posto, davanti al bar 365 di Monreale, a pochi passi dal Duomo, nella notte tra sabato e domenica, sono stati esplosi almeno venti colpi di pistola, secondo i rilievi dei carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, guidati dal generale Luciano Magrini. Sarebbero state almeno due le armi utilizzate. Le indagini proseguono. Anche alla luce delle prime dichiarazioni rese dall’indagato.

Il 19enne dapprima ha confessato, fornendo alcuni riscontri alle accuse. Sul luogo del delitto, infatti, sono stati ritrovati un paio di occhiali da vista, che l’indagato, nel corso delle dichiarazioni spontanee, ha ammesso essere propri. Poi, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pubblico ministero. Al vaglio di inquirenti ed investigatori ci sarebbero adesso alcune testimonianze, messaggi Whatsapp e intercettazioni.