La seconda parte dell’intervista al direttore delle giovanili del Palermo Sandro Porchia: abbiamo analizzato alcuni aspetti della figura di un responsabile del settore giovanile.

Direttore, come si sceglie un giovane calciatore? Quali sono i parametri da visionare per capire se un giovane talento è da Palermo oppure no?

“La prima discriminante è certamente quella tecnica. Il talento. Il livello tecnico è senza dubbio ciò che balza subito all’occhio. Poi ci sono altri aspetti, ad esempio il fisico e quello mentale. Ovviamente sono tutte qualità migliorabili con il tempo e con l’allenamento, ma ci deve essere una base”.

Lei ama vedere tutti i calciatori che vengono tesserati dal Palermo?

“Difficile. Quando c’era Baccin eravamo in due. Ora io sono solo, dunque non è praticamente fattibile. Abbiamo stipulato una metodologia che offre grandi responsabilità ai nostri tecnici e credo sia più giusto così. Ovviamente li conosciamo, ma ci piace responsabilizzare i vari allenatori delle varie categorie, per scegliere chi tesserare o meno”.

Da quando siete arrivati lei e Baccin il settore giovanile del Palermo ha avuto un exploit enorme. Il bacino d’utenza della città è grande, riesce a trovare con facilità i talenti? Cosa è cambiato rispetto alle precedenti gestioni?

“Intanto penso che sia corretto ricordare che il Palermo ha vinto uno scudetto primavera e non c’eravamo io o Dario (Baccin n.d.r.). Quindi non credo che noi abbiamo fatto nulla di superiore agli altri. E’ giusto ricordare anche i successi passati. I talenti a Palermo ci sono e sono felice di poter dire che la nostra società gode di ottimi rapporti con tutte le scuole calcio della città. Andiamo d’accordo con tutti. Poi essendo che siamo dei professionisti, ci troviamo la concorrenza di altri club in tutta la nazione e capita talvolta che qualche altra squadra riesca a prendere prima di te un giovane ragazzo. Fa parte del gioco”.

Il suo rapporto con Baccin?

“Guarda, per me Dario è un fratello maggiore. E’ più grande di me solo di un anno, siamo praticamente coetanei, ma lo vedo come un fratello più grande. Mi ha insegnato tantissimo. Sembra ieri, ma sono passati cinque anni da quando mi portò a Palermo come suo braccio destro. Ormai mi sento palermitano (ride n.d.r.). E’ una persona e un professionista esemplare, basta vedere dove è andato a lavorare (Inter n.d.r.)”.

Voi delle giovanili, avete percepito il cambio di proprietà, da Zamparini agli inglesi? 

“Se devo essere sincero, no. Zamparini non ci ha mai fatto mancare nulla fino all’ultimo. Siamo sempre stati sostenuti dalla proprietà e penso che si debba solo ringraziare il presidente per tutto quello che ha fatto anche con le giovanili. Fino all’anno scorso si è vinto un campionato e una Supercoppa, penso sia un vanto per tutta la città”.

L’augurio è che il direttore del Palermo, a scadenza di contratto a giugno possa rinnovare e continuare quanto cominciato 5 anni fa. Il settore giovanile rosanero è diventato un vero e proprio modello, che fornisce costantemente 2 – 3 giocatori annualmente alla prima squadra. Fruttando fra l’altro, tantissimi soldi. Basti pensare alle cessioni di Pezzella e La Gumina.