“Bisogna essere consapevoli di quello che è successo in quegli anni ed è giusto alimentare ogni anno il ricordo con qualcosa di più che vada ad arricchire il ricordo di questi funzionari che sono morti uccisi da Cosa Nostra.

Bisogna ricordare che uomini come Cassarà hanno avuto delle intuizioni contro la mafia straordinarie che sono state alla base del lavoro di Falcone e Borsellino che ha portato a maxi processo e a mettere in ginocchio cosa nostra.

Oggi per noi è facile investigare, facile fare indagini perchè abbiamo un contorno e un contesto di gente che vuole l’antimafia che vuole la legalità. In quegli anni quando erano pochissimi uomini che da soli combattevano la mafia in un contesto in cui tutto era mafia e tutto era contro di loro.

E loro hanno pagato con il sangue. Oggi lo dobbiamo fare per i giovani palermitani che non hanno conosciuto quel periodo e per i giovani poliziotti che sappiano cosa è successo ai loro colleghi di quegli anni”.

Lo ha detto Renato Cortese questore di Palermo questa mattina a margine della manifestazione dove è stato deposta una corona di alloro nell’atrio della caserma Boris Giuliano, sede della squadra mobile.

Alla cerimonia erano presenti tra gli altri, la moglie di Ninni Cassarà, Laura, il prefetto di Palermo Antonella De Miro, il comandante della guardia di Finanza della Sicilia Ignazio Gibilaro, il comandante provinciale dei carabinieri Antonio Di Stasio.

Nel corso della cerimonia sono stati ricordati oltre a vice questore aggiunto Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia, uccisi in viale Croce Rossa il 6 agosto 1985 anche il commissario capo Beppe Montana, ucciso il 28 luglio 1985 a Porticello, l’agente scelto Antonino Agostino e la moglie Ida Castelluccio, uccisi il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini.

“Segnali concreti di una recrudescenza di violenza non ce ne sono è chiaro che Cosa Nostra la dobbiamo vedere con una storia più ampia degli ultimi 25 anni, perché Cosa Nostra ha una storia di oltre 100 anni, in cui ha avuto la possibilità di manifestarsi in forme diverse – ha aggiunto il questore Cortese – Oggi per fortuna non è la cosa nostra di tanti anni fa e questo lo dobbiamo alle azioni di contrasto forti che ci sono state e anche grazie al sangue versato da Cassarà e dagli altri e chiaro che Cosa Nostra ha in sé degli anticorpi molto forti nel senso che è radicata nel territorio, è presente nei quartieri palermitani e quindi bisogna stare attenti e monitorare continuamente per evitare che possa tornare come prima certo noi abbiamo il vantaggio di avere investigatori intelligenti che conoscono la Cosa Nostra e soprattutto c’è una società civile in grado di potere dire anche di no e noi speriamo più che altro no alla mafia detto dalla gente.