Sarà presentato oggi pomeriggio alle 17,30 nell’aula 3 dell’edificio 13, dell’Università degli studi di Palermo, in Viale delle Scienze il rapporto su “Sussidiarietà e… spesa pubblica – Rapporto sulla sussidiarietà 2014/2015”.

Dopo l’introduzione di Salvatore Taormina, Dirigente della Regione Siciliana, interverranno Sebastiano Bavetta, Professore di Economia Politica dell’Università di Palermo e Roberto Lagalla componente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le conclusioni saranno di Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà.

L’incontro è promosso dal Centro Culturale “Il Sentiero” di Palermo in collaborazione con la Compagnia delle Opere di Palermo.

Lo studio di quest’anno, il nono dall’inizio nel 2006, parte dalla constatazione che uno dei principali problemi dell’economia italiana è l’eccessivo debito pubblico, impedendo le azioni necessarie a stimolare la crescita. Le attuali politiche fiscali di limitazione della spesa non si sono dimostrate sufficienti; occorrono nuovi modelli d’implementazione della stessa. Tra questi, assume particolare rilevanza il modello basato sul principio di sussidiarietà.

Abbiamo chiesto a Sebastiano Bavetta di anticipare alcuni dei temi che saranno discussi oggi pomeriggio.

Perché il tema della sussidiarietà in rapporto alla spesa pubblica è importante?

“Il dibattito su sussidiarietà e spesa pubblica è a mio giudizio centrale nella società odierna poiché tocca il nodo del rapporto tra Stato e persona. Oggi abbiamo bisogno di meno Stato e più persone per superare le sfide che abbiamo di fronte. Invece assistiamo ad una continua incapacità dello Stato di dare spazio alla persona (si pensi alla mancata riduzione della spesa pubblica in Italia) ed una grande indisponibilità delle persone a prendere in mano la propria vita senza il bisogno dell’assistenza dello Stato”.

Come si può definire la sussidiarietà in modo semplice?

“La sussidiarietà è un processo di creazione della libertà personale. La libertà non è un dato immutabile e garantito nella società ma un percorso di costruzione, faticoso e non necessariamente coronato da successo. Ma è l’unica chance che abbiamo di affermazione della nostra dignità di persone”.

Proviamo a fare un esempio

“Un esempio è dato dallo Stato di diritto. La relazione tra Stato e persona disegnata dallo Stato di diritto non è una previsione astratta contenuta nella legge o nella Costituzione. Al contrario, prende la forma che l’agire di ciascuno di noi le attribuisce. Se non affermiamo e difendiamo il nostro spazio di libertà personale, nella sfera economica e politica, non sarà certo lo Stato a garantirla per noi”.

Perché questo riferimento alla libertà personale?

“La creazione della libertà personale realizzata attraverso la sussidiarietà favorisce la realizzazione della prosperità materiale e immateriale. Immaginate uno studente che prenda un bel voto all’esame scritto soltanto per merito personale. Non credete che sarà più soddisfatto di chi realizzi un risultato anche migliore copiando? L’evidenza empirica in psicologia e nelle scienze sociali conferma l’importanza della dimensione dell’azione personale nella soddisfazione”.

E qual è il rapporto tra persona e sussidiarietà?

“L’azione personale è un aspetto della sussidiarietà, cioè di quel processo di creazione di libertà che ho descritto prima. Dobbiamo renderci conto che la nostra vita è tanto più degna di essere vissuta in quanto siamo creatori del nostro destino e della nostra libertà personale, e agire di conseguenza nella vita sociale, a qualsiasi livello”.

Come si può giungere al cambiamento sociale attraverso questo processo?

“La creazione della libertà personale attraverso la sussidiarietà favorisce anche la prosperità materiale e crea le condizioni per un cambiamento sociale favorevole alla diffusione della sussidiarietà. In un recente libro scritto con Pietro Navarra, Il vantaggio delle libertà, Rubbettino editore, abbiamo mostrato che nelle regioni italiane in cui lo spazio per la libertà personale è maggiore, più alto è il reddito, maggiore la disponibilità ad intraprendere attività d’impresa, più diffusa è la fiducia reciproca. Inoltre, la libertà personale porta a preferire un minore intervento dello Stato nella nostra vita poiché valorizza percorsi personali di soluzione delle nostre difficoltà”.

Tutto ciò come si evidenzia nel rapporto di quest’anno?

“Il Rapporto evidenzia innanzitutto quali componenti (e in quale misura) della spesa pubblica italiana possono essere classificate come sussidiarie e passa poi a ipotizzare un modello innovativo di spesa pubblica che potrebbe integrare centralismo e sussidiarietà, ottimizzando l’uso delle risorse e producendo un aumento del PIL. Pur rilevando che la spesa pubblica centralizzata rimane essenziale nei settori strategici dell’intervento dello Stato (difesa, giustizia, organi costituzionali, ecc.), il Rapporto propone che per gli altri settori la spesa sia basata su un mix di decisioni del governo centrale e di scelte sussidiarie, suddivise in verticali e orizzontali. Un simile modello potrebbe favorire un’allocazione delle risorse pubbliche più efficiente perché più vicina agli effettivi bisogni della gente”.