La prova di sparo avrebbe permesso agli investigatori di individuare l’arma che ha sparato lo scorso 3 marzo in via Falsomiele a Palermo. Una pistola Tanfoglio Stock 2, semiautomatica adatta per le gare di tiro dinamico.

E’ una delle tre pistole sequestrate a casa dei Gregoli. Sono una Xdm, calibro nove e una Para-Ordnance, dove sarebbe possibile inserire anche inserire le stesse cartucce.

Ne sono certi gli investigatori della Mobile guidati da Rodolfo Ruperti che adesso attendono gli esami biologici sui guanti trovati nel Suv di marito e moglie.

Gli esperti della Scientifica hanno esaminato alcune tracce di sangue che potrebbero appartenere alle vittime dell’agguato di via Falsomiele, Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela.

Se la comparazione sarà positiva – dicono gli investigatori – si aggraverebbe notevolmente la posizione dei due indagati che dal 4 marzo – giorno dell’arresto – tengono la bocca cucita. Resta da chiarire ancora il movente del duplice delitto.

A tutt’oggi un mistero. Intanto il legale e i consulenti di parte di Carlo Gregoli e della moglie Adele Velardo, la prossima settimana, faranno un sopralluogo in via Falsomiele.

L’avvocato Aldo Caruso e il perito Francesco Matranga annunciano battaglia. Ci sono molti lati oscuri – dicono – soprattutto sulla dinamica dell’agguato.

Sulle vittime sono stati trovati 24 fori. Sull’asfalto sono stati recuperati 6 bossoli e 3 ogive. Le pistole sequestrate hanno caricatori con 15 proiettili, sedici con il colpo in canna. E’ impossibile – concludono – che a sparare sia stata soltanto un’arma.

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