Con la scopertura della targa da parte della moglie Rosa Cracchiolo con i figli Giuseppe, Alessandro e Ivan è stato intitolato il carcere Ucciardone, al maresciallo degli agenti di custodia Calogero Di Bona ucciso dalla mafia il 28 agosto del 1979.

Sulla targa, posta sulla facciata dell’ingresso dell’edificio, il capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo ha deposto una corona di alloro.

“L’intitolazione è un’affermazione di verità e giustizia – ha detto Consolo – Va ricordato che magistrati valorosi come Rocco Chinnici da subito capirono la valenza aggressiva di quell’omicidio e indagarono e poi, grazie alle acquisizioni successive, si è arrivati a una verità storica che è stata consacrata anche con riconoscimenti al merito quale la medaglia d’oro consegnata dal Presidente della Repubblica.

Il ruolo nell’amministrazione penitenziaria e di tutti quelli che vi lavorano non è facile, ed è particolarmente rischioso – ha aggiunto – E allora, se veramente vogliamo rendere giustizia fino in fondo e onorare la memoria di chi ha perso la vita, dobbiamo impegnarci con tutto il nostro impegno affinché l’esecuzione penale sia anche sicura: questo significa più videosorveglianza e automazione nelle aree libere”.

Ai familiari del maresciallo, la moglie e i tre figli, è stata consegnata infine una pergamena che motiva così l’intitolazione dell’Ucciardone a Di Bona: “Pur consapevole del grave rischio personale, con fermezza e abnegazione improntava la propria attività lavorativa a difesa delle istituzioni e contro le posizioni di privilegio tra ii reclusi. Per tale coraggioso comportamento fu vittima di un sequestro culminato in un omicidio”.

Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il provveditore regionale dell’amministrazione giudiziaria per la Sicilia Gianfranco De Gesu, il prefetto Antonella De Miro, il sottosegretario alla Salute Davide Faraone, l’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao e la direttrice del carcere Rita Barbera.

“Dopo 38 anni abbiamo avuto questo bel riconoscimento tropo commovente. Sono rimasta sola con tre figli piccoli. Li ho cresciuti con la grazia di Dio. Sono passati troppo anni per conoscere la verità alla fine è emerso quello che io sapevo che mio marito è stato riconosciuto un eroe una persona bellissima che ha fatto il suo dovere fino in fondo”.

Lo ha detto Rosa Cracchiolo, moglie del maresciallo Calogero Di Bona ucciso dalla mafia.

“A noi è stato tolto il padre. Non lo abbiamo avuto nei momenti importanti della nostra vita. Non c’era il primo giorno di scuola, quando abbiamo ottenuto mete importanti nella nostra vita – ha detto Giuseppe Di Bona uno dei tre figli del maresciallo. Quando è morto il padre erano tutti piccoli. Avevano sei, cinque anni e un anno – Non è vero che il tempo cancella tutto. A noi nostro padre è mancato. Non lo abbiamo visto invecchiare”.

“Il nostro ministro della Giustizia ha fatto tanto perché si è impegnato in nuove assunzioni: alcune sono arrivate, e altre ne verranno. Però bisogna agire a tutto campo affinché le carceri siano più sicure e in grado di garantire migliori condizioni trattamentali e di recupero per i nostri ristretti”. Così a Palermo il capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo, a margine dell’intitolazione del carcere Ucciardone alla memoria di Calogero Di Bona, maresciallo degli agenti di custodia.

“La maggior parte delle risorse sono destinate alla manutenzione ordinaria – ha aggiunto – Ci sono delle progettualità per il 2018 che sono state già definite e per le quali aspettiamo le risposte, ma ci deve essere anche un impegno da parte delle forze politiche a porre attenzione sui temi che noi affermiamo”.

“Sapete qual è il livello professionale del monitoraggio all’interno degli istituti, quali sono stati i contributi che abbiamo dato e che continuiamo a dare soprattutto a livello di Comitato analisi strategica antiterrorismo. E quindi il nostro impegno è quello di raccogliere informazioni e fornirle alle altre forze dell’ordine in anticipo e in prevenzione”.

Lo ha detto il capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo, a Palermo, a margine della intitolazione del carcere Ucciardone al maresciallo Calogero Di Bona commentando il fenomeno della radicalizzazione violenta e del proselitismo in carcere dei migranti.