Un pacchetto di interventi che sono già stati messi in atto da altri paesi europei e dunque che l’Europa non potrà che accogliere e accettare, per rilanciare l’economia siciliana. Idee chiare e precise quelle proposte da Adolfo Urso, ex An che torna con forza sulla scena politica nelle liste di Fratelli d’Italia.

Più volte vice ministro delle attività produttive nei governi Berlusconi, Urso è stato eletto per la prima volta alla camera dei deputati nel 1994. Oggi, a 60 anni, si presenta nuovamente agli elettori con idee chiare e lo fa in Sicilia e in Veneto.

“Lo faccio prima di tutto da uomo di questa terra, da siciliano – dice Urso a Blogsicilia – perché non mi stancherò mai di ricordare come io sia figlio di questa terra, figlio di una famiglia siciliana”.

In effetti Urso è un po’ siciliano e un po’ veneto, figlio di un imprenditore agrumicolo siciliano e di una impiegata veneta. Un uomo del Sud tanto quanto del Nord.

“Torno a scendere in campo in questa terra di Sicilia calpestata anche perché non posso proprio stare a guardare il modo in cui la sicilia viene trattata. Occorre rilanciarla e farlo bene”.

Come si rilancia la Sicilia, una terra che chiede soprattutto sviluppo e lavoro?

“Lo si fa con una filiera di governo. Finalmente la Sicilia è guidata da un governatore come Nello Musumeci, forte, autorevole, competente, capace e trasparente. Serve unità di intenti fra governo regionale e governo nazionale per un rilancio di questa terra, per fare insieme cose utili alla Sicilia in piena sintonia”.

Ma non crede che ancora oggi ci siano evidenti divari fra Nord e Sud e fra concezioni dello sviluppo delle varie aree del Paese anche all’interno della coalizione nella quale lei si presenta?

“Esistono evidenti divari fra le varie aree del Paese. Lo dimostra proprio in queste ore anche lo studio sulle aspettative di vita degli italiani. Un cittadino del Sud vive in media tre anni in meno di uno del Nord. Questo perchè anche nei servizi c’è una situazione di inaccettabile disuguaglianza. Bisogna porre rimedio a questa diversità fra il mezzogiorno e il resto del Paese e in particolare serve un piano strutturale per la Sicilia”

Cosa propone, allora, per il rilancio della Sicilia?

“Partiamo dal turismo ma non genericamente come si dice sempre. Partiamo da cose concrete. La nostra proposta parla di abbattimento dell’Iva sui servizi turistici al 5% in Sicilia per liberare risorse e abbattere i costi invitando maggiormente i turisti a sceglierla. Ma proponiamo anche interventi per quello che viene chiamato turismo stanziale. Come avvenuto in Portogallo proporremo la detassazione dei redditi dei pensionati europei che decidano di trasferirsi in Sicilia e restarvi almeno sei mesi l’anno per almeno dieci anni. Non pagherebbero tasse sulla pensione che viene loro erogata dagli enti di previdenza dei paesi di provenienza e spenderebbero qui queste risorse movimentando flussi di denaro importanti in grado di rilanciare la Regione”.

Ma secondo voi basta il turismo?

“E’ essenziale, ma ci sono altri provvedimenti che proponiamo. Oltre alla generica Flat tax per il sistema Paese che comporterà uno shock fiscale per rilanciare da subito investimenti produzione occupazione e quindi anche consumi, per il Mezzogiorno ci saranno interventi di abbattimento del costo del lavoro. Attualmente c’è una tassa paradossale che si chiama Irap, assurda perché prevede che paghi di più chi ha un maggior numero di dipendenti. Noi andremo nella direzione opposta creando un sistema che permette la riduzione delle tasse con il crescere del numero di dipendenti”