Se la burocrazia frena il tessuto produttivo siciliano più delle altre regioni italiane, il turismo culturale rappresenta la grande scommessa per fare ripartire l’economia, soprattutto grazie al motore costituito dalle piccole imprese. È quanto emerso nell’ambito della convention “Coltivare l’impresa. Cultura e turismo per la crescita del Mezzogiorno”, organizzata da Confartigianato. Due giorni che vedranno la partecipazione, domani, del ministro per il Sud Barbara Lezzi.

Dal rapporto dello Svimez sulle tendenze dell’economia meridionale, illustrato dal direttore Luca Bianchi, emerge, dato non scontato, che il Sud cresce con lo stesso passo de Nord, in termini percentuali, pur restando la ripresa dell’Italia la più debole d’Europa. Diversi sono, invece, i consumi e la domanda per le imprese fra le due aree del Paese. Inoltre, il Meridione è l’unica regione europea che pur fruendo di fondi comunitari ha una crescita al palo, contro le percentuali a due cifre delle altre aree destinatarie di finanziamenti europei. La pressione burocratica schiaccia il Mezzogiorno con una percentuale quasi doppia, del 48,2 per cento, rispetto al Centro-Nord.

Il Gap riguarda 10 indicatori: i tempi della giustizia civile e tributaria, il pagamento da parte della Pubblica amministrazione, la lunghezza di code negli uffici, le pratiche online gestite dai comuni, la durata delle opere pubbliche, la corruzione, la qualità di governo, l’ assenteismo, la creazione di valore da parte delle partecipate.
A fronte di dati sconfortanti sui consumi e la farraginosità burocratica, emerge un tessuto intraprendente e vitale nel settore del turismo culturale enogastronomico e dei piccoli borghi che rappresenta la vera speranza per i giovani del sud.

Le regioni del Sud annoverano 1.227.312 imprese artigiane che danno lavoro all’80 per cento degli impiegati nelle imprese, cioè 2.816.754 unità che fra il 2014 e il 2016 hanno fatto registrare un aumento del 4,4 degli addetti contro l’1,2% del Paese. L’occupazione tiene e cresce, dunque, nelle imprese fino a 15 addetti.

“Non è una coincidenza – ha detto Giuseppe Pezzati, presidente di Confartigianato Sicilia – che la convention per il Mezzogiorno torni a Palermo, dopo 8 anni, nell’anno in cui Palermo è anche capitale della cultura. Il connubio fra Beni culturali e turismo è la chiave su cui puntare per il futuro. Non occorre inventarsi nulla. È una scommessa affinché i giovani non vadano via, perché è difficile pensare ad un rientro di chi è partito, se non nella veste di turista”.

Nel corso della mattinata è intervenuto pure il vicepresidente di Confartigianato imprese con delega al Mezzogiorno, Filippo Ribisi. “L’appeal turistico della Sicilia – ha detto l’assessore alle Autonomie locali Bernardette Grasso – deve fondarsi nella sinergia fra turismo, cultura e impresa. Il turista straniero richiede alla Sicilia turismo culturale ed “esperienziale”, legato alla fruizione dei luoghi incontaminati, agroalimentari, enogastronomici e dell’artigianato”.
Sul ruolo della cultura e del turismo nel tessuto produttivo palermitano si è soffermato il sindaco Leoluca Orlando: “Il fatto che io sia qui significa che con Confartigianato parliamo lo stesso linguaggio, il che non significa identità. Palermo è la città che nel settore del turismo è più cambiata negli ultimi anni: siamo passati dalla capitale della mafia a capitale della cultura. La nostra città vive questa scommessa con la consapevolezza che la cultura produce economia. Un risultato reso possibile dal fatto che Palermo è una città sicura, nonostante ci sia ancora la mafia. Io dico sempre che a Palermo non ci sono migranti perché chi arriva a Palermo si sente palermitano e difende la sua città, anche i musulmani. Circostanza che non si verifica a Parigi o a Bruxelles”.