Con sentenza depositata il 28 Febbraio 2017 la sezione giurisdizionale siciliana della Corte dei Conti ha rigettato la richiesta di condanna formulata dalla Procura Regionale nei confronti di Matteo Tutino l’ex primario del reparto di Chirurgia Plastica dell’ospedale Villa Sofia, finito in un’inchiesta della procura di Palermo per gli interventi chirurgici estetici eseguiti in ospedale perché ritenuti funzionali.

Il Giudice contabile nella sentenza ha affermato di non avere giurisdizione in ordine alle domande dalla procura contabile proprio perché non sono stati ravvisati gli estremi del danno erariale per i compensi percepiti da Tutino dall’Ospedale Sant’Elia di Caltanissetta nel periodo in cui lo stesso era dipendente del Policlinico collocato in aspettativa senza assegni.

I giudici della Corte dei Conti ha accertato, come è stato dimostrato dagli avvocati dell’ex primario Sabrina Donato e Giuseppe Cannizzo, che esisteva una convenzione tra i due ospedali e che sino a quando il Tutino, prima di essere collocato in aspettativa non retribuita, percepiva lo stipendio dal Policlinico, mentre l’attività prestata al Sant’Elia era a titolo gratuito.

“E’ emerso – spiegano gli avvocati – che già dal 2007, l’ospedale nisseno, per interventi salvavita su pazienti intrasportabili e, quindi, non altrimenti operabili e senza possibilità di cura alternativa, aveva chiesto ed ottenuto la relativa formale autorizzazione. Per i giudici della Corte dei Conti risulterebbe “paradossale riconoscere all’amministrazione di appartenenza, non altrimenti danneggiata il diritto di vedersi riversato quanto guadagnato dal suo dipendente” anche a prescindere dalla autorizzazione, nella specie rilasciata, perché in mancanza di una oggettiva perdita ciò costituirebbe un vero e proprio, indebito, guadagno per l’Amministrazione.

In assenza di un effettivo depauperamento del pubblico erario, ci si trova innanzi ad una fattispecie che non rientra nella giurisdizione della Corte dei Conti. Pertanto, nessun danno, nessun ammanco, perdita e/o impoverimento, a differenza di quanto infondatamente ipotizzato dalla Procura”.