Erano giorni di festa per Giuseppe Alù, l’uomo di 41 anni strangolato dal padre ad Alimena piccolo centro della provincia di Palermo. Aveva finito di scontare gli arresti domiciliari proprio sabato e aveva trascorso gli ultimi due giorni a festeggiare al bar.

Una volta tornato a casa avrebbe iniziato ad aggredire le figlie che vivevano in casa insieme al nono Antonino e alla nonna. Liti furibonde e poi percosse. Le ultime domenica a pranzo.

Quando il padre Antonino dipendente comunale, apprezzato autista dello scuolabus, ha cercato di bloccare per l’ennesima volta il figlio. Una lite furibonda, tanto che i vicini impauriti hanno chiamato i carabinieri. I militari arrivati in pochi minuti hanno trovato Antonino riverso per terra sul figlio.

Aveva in mano una cinta di corda con la quale stringeva il collo del figlio. Quando sono arrivati i carabinieri nell’abitazione in via Trapani, Giuseppe non respirava più.

Il padre è stato subito portato in caserma per essere sentito dal sostituto procuratore di Termini Imerese. E’ rimasto in silenzio per ore.

Poi ha ricostruito quello che era successo. Alla fine ha ammesso di avere strangolato il figlio al termine di una lite furiosa. Il padre Antonino ha raccontato che il figlio era un violento.

Maltrattava tutti comprese le figlie. Non riusciva a tollerare più i modi del figlio, che rendeva la vita di tutti compreso delle nipoti un inferno con continue richieste di denaro. Ieri a pranzo l’ennesima lite che è culminata con la morte di Giuseppe.

Prima una mattinata al bar con gli amici. Poi il pranzo domenicale anche questo andato sottosopra per l’aggressione di Giuseppe nei confronti delle figlie e del padre.

Alla fine il padre ha perso le staffe. Si è difeso. Ha preso una corda e ha strozzato il figlio. Dopo l’interrogatorio il padre è stato portato in carcere ai Cavallacci di Termini Imerese. E’ accusato di omicidio volontario.

“Una tragedia che ha scosso il paese. La loro è una storia difficile – dice Alvise Strazzi sindaco di Alimena – Pare che fosse rientrato a pranzo già ubriaco. Purtroppo ricordiamo altri episodi simili. Quando non beveva si dava da fare con vari lavoretti per il Comune, ma quando beveva diventava pericoloso”.

Giuseppe Alù, allontanatosi dalla moglie emigrata poi al Nord Italia, aveva sulle spalle diverse denunce per percosse. “Antonino Alù – aggiunge il sindaco – è sempre stato un impiegato comunale solerte e preciso, che aveva addosso il peso d’una intera famiglia. Cercheremo di dargli una mano appena avremo le idee più chiare”.