Sono stati due imprenditori a denunciare gli abusi di tre poliziotti della Stradale finiti agli arresti domiciliari dopo un’indagine coordinata dalla procura di Palermo e condotta dai colleghi della squadra mobile.

Nicolino Di Biagio, Giuseppe Sparacino e Francesco Paolo Minà devono rispondere dei reati di corruzione, concussione e falso. Tutto inizia il 17 gennaio del 2014 quando una pattuglia della stradale aveva fermato un camion della Sikelia Costruzioni nei pressi dello svincolo di Cinisi (Pa) sull’autostrada Palermo Mazara del Vallo.

I due agenti della stradale Nicolino Di Biagio e Giuseppe Sparacino, elevarono una multa di 25 mila euro e il sequestro del mezzo.” Una multa spropositata e illegittima”, dice il comandante del compartimento della Polizia Stradale Lorenzo Ragona. Una sanzione che avrebbe fatto chiudere l’azienda.

I due agenti, che sceglievano con cura le vittime, avrebbero avvicinato l’autista. Bastava pagare e tutto si metteva apposto. La richiesta era di 8000 euro. I titolari della Sikelia pagarono una prima trance di 600 euro, ma poi visto l’insistenza degli agenti di altri soldi presentarono una denuncia. A questo punto i telefoni dei tre poliziotti sono intercettati.

Con la notifica dell’avviso di proroga delle indagini iniziano le telefonate e gli appuntamenti e i tentativi di annullare le prove. In un appuntamento al Maxi Bar in viale Regione Siciliana Sparacino diceva: “…questo è… l’unico episodio in mezzo alla strada, gli dovevamo fare a quello il 46, facemmo il 34, 180, 180… facemmo un po’ di verbali, anziché farci il 46… quello prese e ci ha dato 600 euro”.

Era solo un acconto: “… piglia e Nicola mi fa a me… dice, ora gli dico che mi da altri 600 euro, ora la prossima settimana lo chiamo… secondo me fu lui lì che forzò… lui là forzò e si è rotto il coperchio… hai capito?… compa… oh… vedi che, non fare questi discorsi mai nella macchina, a casa… perché vedi che io…”. Sapevano di essere intercettati.

I tre poliziotti avrebbero cercato le contromisure. Francesco Paolo Minà trovò nei computer il nome di chi li avrebbe denunciati. Risalirono al titolare della Sikelia.

Per questo mandarono un loro collega per parlare con un imprenditore: “Forse io ho un problema serio… con un tuo paesano.. ci ha chiesto aiuto, abbiamo avuto modo di aiutarlo, e deve essere stato lui, però al momento non so niente… abbiamo commesso un abuso… per cui io posso pensare… lui ci ha fatto pagare, e poi Nicolino, il mio collega quello che… ha osato, ha osato, per questo forse, lui, si andò a rivolgere ai carabinieri alla procura”.

E le indagini non sono chiuse.Si dovrà accertare se ci furono altri imprenditori avvicinati e altri episodi di corruzione. Tutto ruota attorno ad alcune intercettazioni che coinvolgerebbero altri colleghi che a Natale avrebbero ricevuto regali.