Dal legittimo dissenso al clima d’odio. Anche in Italia cresce una frangia che non si limita a contestare ma cerca lo scontro e invoca atti criminali contro il “nemico”. Un clima pericoloso quello che si respira nel mondo travolto da venti di guerra e che si respira anche nel dibattito non piàù solo politico in questo paese.
“Meloni come Kirk”, la scritta a Torino è solo una scritta
In questo clima la scritta comparsa a Torino che inneggia all’omicidio nei confronti di Giorgia Meloni rischia di non essere percepita solo come una scritta eversiva, un proclama di dissenso. Piuttosto come un invito all’azione che nel mondo sta crescendo. Estremismi che, bisogna dirlo con chiarezza, non sono solo da un lato dello schieramento a che si respirano ovunque e continuano a crescere.
Una volta il confronto poteva anche diventare scontro ma si concludeva con una sintesi democratica, oggi si parte dallo scontro puntando all’imposizione del proprio punto di vista come l’unico esistente
La replica della Presidente del Consiglio
La replica della Presidente del Consiglio è semplice e breve: “L’hanno scritto come minaccia ma chi vive di odio e intimidazioni non sarà mai come Charlie Kirk, perché non conosce il valore del dialogo, del confronto e della democrazia”.
La solidarietà dal Presidente Schifani
“Espressioni che incitano all’odio e alla violenza, come quelle comparse a Torino, sono intollerabili e devono essere respinte senza esitazione. Alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni rivolgo la mia piena solidarietà e vicinanza. È necessario che il linguaggio politico si abbassi di tono: non possiamo permettere che l’Italia rischi di tornare a vivere le pagine più oscure della nostra Repubblica” dichiara il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
Il clima trasportato nelle piazze e in politica
Ma il tema è il clima d’odio che dal gruppo ristretto degli estremisti sembra si stia spostando verso l’arco costituzionale, nelle piazze che nascono legittime e perfino nella polemica politica dentro e fuori il Parlamento.
Questa voglia spasmodica di schierarsi, dimenticando che l’equilibrio è sempre stata la forza di questo paese, questa voglia di prendere a tutti i costi una posizione, magari quella più semplice e diffusa per ottenere consenso sui social, ci sta sfuggendo di mano.
Politici e, quel che è più grave giornalisti, non riescono più a trovare equilibrio, a raccontare i fatti prima delle opinioni, ad evitare di schierarsi per essere autorevoli nel racconto. Al contrario cercano di assecondare un pubblico di cui hanno sempre più bisogno a costo di nuocere al clima generale e far crescere l’odio nel Paese.
Servirebbe una classe intellettuale ispirata ad uomini come Pasolini, ma anche quelli, gli intellettuali, gli artisti, gli opinion maker, sembrano ormai aver perso la strada del buonsenso






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