La Sicilia è una terra ricca di storia come poche. La sua civiltà millenaria ha conosciuto tantissimi popoli e differenti etnie che hanno gettato nell’isola i germi delle loro culture. Raccontare la storia della Sicilia è perciò un’impresa tanto affascinante quanto immane.

Ci tenta un voluminoso saggio, “Storia mondiale della Sicilia” curato da Giuseppe Barone ed edito da Laterza.

Con risultati lusinghieri. Si apprezzano, infatti, in questa raccolta di saggi, che abbraccia le vicende dell’isola dal V millennio a.C. ai nostri giorni, il taglio divulgativo coniugato al rigore scientifico, la capacità di raccontare gli accadimenti dell’isola con frammentarietà solo apparente, seguendo un filo rosso che lega le 114 voci affidate perlopiù a docenti di Storia negli Atenei dell’isola.

Il filo rosso è svelato dal titolo, “Storia mondiale”: la Sicilia è stata da sempre e continua a essere, anche per la sua particolare posizione geografica, luogo d’incontro tra civiltà, di contaminazioni tra culture e perciò la sua storia assume una dimensione internazionale, estende il suo ambito a paesi e continenti lontani.

Da qui, oltre che il celebre elogio di Goethe (“la Sicilia chiave di tutto”), le considerazioni di Sciascia sulla Sicilia come metafora: il che è rappresentato egregiamente nell’originale contributo di Rosa Maria Monastra.

Il saggio di Barone, che da poco ha lasciato la cattedra di Storia Contemporanea all’Università di Catania, ripercorre tutte le fasi della storia dell’isola, dedicando con dosato equilibrio a ciascuna di essa, in considerazione del loro rilievo, lo spazio necessario.

Barone – nel cimentarsi in una sfida tanto difficile : raccontare la storia della Sicilia in modo sintetico e quanto più completo catturando l’attenzione dei lettori senza ricorrere alle scorciatoie del sensazionalismo giornalistico – si avvale della collaborazione di giovani studiosi che meritano di essere menzionati: Alessia Facineroso, Sebastiano A. Granata, Chiara Maria Pulvirenti. D’altra parte, opere di tale portata non possono che essere frutto di un lavoro d’equipe.

Evita anche altre scorciatoie, “Storia mondiale della Sicilia”: il rifugio nei luoghi comuni. Nel volume non si dà spazio agli stereotipi del sicilianismo, dell’isola eterna preda di conquistatori, dell’insularità espressione di isolamento.

Al contrario si dà risalto allo spirito intraprendente che la Sicilia sa anche rivelare nelle eccellenze produttive e nei flussi commerciali, e si sottolinea il ruolo da protagonista che la Sicilia può recitare negli anni a venire dinanzi ai conflitti irrisolti che agitano le questioni politiche di portata internazionale. Scrive infatti Barone nell’introduzione: “La Sicilia può rappresentare il baricentro geopolitico” per una sfida di civiltà nell’area del Mediterraneo assumendo la “regia di una crescita intelligente e inclusiva”.

Il libro non trascura l’importanza delle donne nella storia dell’isola e traccia il ritratto di figure di primo piano quali le sante patrone di Catania, Palermo, Siracusa (sant’Agata, santa Rosalia, santa Lucia) a cui sono dedicati culti particolari, l’eccentrica e spavalda Macalda di Scaletta, la regina di Sicilia Bianca di Navarra, le mitiche Franca Florio e Alessandra di Rudinì, la coraggiosissima Franca Viola.

Il saggio, inoltre, attrae per l’attenzione dedicata non solo ad avvenimenti stricto sensu storici ma anche a fatti di costume e a personaggi da sempre fonti di fascinazione pur nelle loro contraddizioni e aspetti sinistri quali, tra ad esempio, Cagliostro o Salvatore Giuliano.

Un’ultima notazione: la voce che apre “Storia mondiale della Sicilia” (“Ossidania e il popolo del bicchiere”) è stata scritta da Sebastiano Tusa (autore anche della voce “Elimi di Troia”); la sua tragica scomparsa acuisce il rimpianto per uno studioso che, anche in questi brevi scritti, ha testimoniato il suo acume.