Magistrati in politica, il tema delle “porte girevoli” tra due mondi apparentemente inconciliabili è stato trattato nel corso della puntata di Casa Minutella. La vexata quaestio è deflagrata trenta anni fa, quando dopo Tangentopoli – la maxi inchiesta di cui quest’anno ricorre il trentennale – i rapporti tra politica e mondo della Giustizia si incrinarono definitivamente. I temi all’ordine del giorno, in fondo, sono sempre gli stessi da allora: riforma del Csm, criteri d’accesso delle toghe in politica ed eventuali incompatibilità.  Proprio su questo tema, nel corso del talk show “Casa Minutella“, è intervenuto Leonardo Agueci, già Procuratore Aggiunto a Palermo. Agueci ha ricordato come l’impegno dei magistrati in politica possa portare a ottimi risultati.

Magistrati in politica, “ricordate esempio di Terranova”

Per Agueci, “l’incompatibilità fra attività giudiziaria e quella politica è una realtà dei nostri tempi, frutto anche dell’evoluzione dei rapporti che non sono stati certamente rapporti idilliaci tra questi due mondi negli ultimi anni”.  Eppure una volta non era così. Agueci cita il caso di Cesare Terranova, “Una volta non era così – racconta con un filo di commozione  Agueci – e mi permetto di ricordare il caso di un magistrato vittima di Cosa nostra. Si chiamava Cesare Terranova,  il quale dopo che dopo essere stato magistrato per tanti anni è entrato in politica ha fatto due legislature operando soprattutto nell’ambito della Commissione Antimafia. È stato uno dei relatori di una relazione. Quel documento ancora oggi è un testo fondamentale per tutti noi”.

La storia di Cesare Terranova, ucciso dalla mafia insieme a Lenin Mancuso

Cesare Terranova, originario di Petralia Sottana era stato Giudice Istruttore a Palermo dal 1958. Dal suo ufficio erano partite le indagini confluite nei processi di mafia contro le cosche palermitane e quelle di Corleone.  Eletto nelle fila del Partito comunista italiano alle elezioni legislative del 1972, rimase in carica per due legislature, fino al giugno del1979. Con la fine anticipata della VII legislatura, Terranova tornò in magistratura per essere nominato in luglio Consigliere presso la Corte di appello di Palermo. Terranova era in procinto di assumere la funzione di capo dell’ufficio Istruzione.  Terranova non assumerà mai quell’incarico. La mattina del 25 settembre del 1979  un commando mafioso lo uccise. Nell’agguato perse la vita anche il maresciallo Lenin Mancuso, l’unico uomo della sua scorta che lo seguiva dal 1963.

“Ucciso anche per le competenze acquisite in Parlamento”

“Quando Terranova è tornato in magistratura – afferma Agueci – una delle ragioni che hanno provocato la decisione di Cosa nostra di ucciderlo è stata quella che stando in Parlamento aveva acquisito delle ulteriori conoscenze. Lo rendevano ancora più pericoloso nel fare il giudice. Quindi una logica completamente rovesciata rispetto a quella attuale”.