- Secondo la tesi dell’accusa gli anziani pazienti della Rsa di via Messina Marine venivano legati ai letti, storditi con farmaci e chiusi a chiave nelle camere.
- A processo per maltrattamenti e truffa medici e dirigenti dell’Istituto Geriatrico Siciliano
- Oggi, dopo quasi 10 anni, sono stati tutti assolti: “Il fatto non sussiste”
Dopo quasi 10 anni dalle accuse contestate, il Tribunale di Palermo ha assolto oggi il dottor Pino Franchina e la figlia dottoressa Valentina Franchina, entrambi assistiti dall’Avv. Giuseppe Cincioni, perché il fatto non sussiste, dai reati di truffa aggravata e maltrattamenti, contestatigli nell’ambito del procedimento relativo alla gestione dell’Istituto Geriatrico Siciliano, Rsa di via Messina Marine, che come anche hanno riferito alcuni parenti dei pazienti nel dibattimento, era considerata una struttura di eccellenza nell’assistenza dell’anziano.
10 anni di sofferenza
“Dieci anni di sofferenza nella consapevolezza della propria innocenza hanno trovato finalmente il famoso “Giudice a Berlino” anche a Palermo”, ha scritto l’Avv. Cincioni. Gli imputati sono stati scagionati anche da una truffa da oltre 5 milioni (per la precisione, 5 milioni e 121mila euro) ai danni dell’Asp.
La reazione
“Anche la giustizia prima o dopo arriva. Sono soddisfatto, anche se ci sono 10 anni di amarezze”, questo il commento a caldo del Dott. Pino Franchina ai microfoni di BlogSicilia. “Non sono molto sereno, dopo uno stress lungo oltre 10 anni. C’è tanta amarezza, però ho creduto sempre nella giustizia e la giustizia è arrivata”, si limita a dire, con una voce stanca per i lunghi anni di battaglia legale.
Le accuse
Tra il 2011 e il 2013 alcuni pazienti dell’Istituto geriatrico siciliano, convenzionato con l’Asp, sarebbero stati maltrattati dal personale della struttura. Furono le testimonianza di alcuni parenti degli anziani a far scattare l’inchiesta. Furono poi rinviati a giudizio Valentina Franchina, amministratrice e legale rappresentante dell’Istituto, Giuseppe Franchina, amministratore delegato e direttore generali con poteri di straordinaria amministrazione, e Dario Bruno, medico responsabile, specialista in geriatria.
Alcuni pazienti affetti da Alzheimer – secondo l’accusa – sarebbero stati costretti a letto, legati con “mezzi di contenzione fisica”, ma anche sedati farmaci per farli stare tranquilli e rinchiusi nelle stanze con dei chiavistelli alle porte.
La sentenza
Al processo si erano costituti parte civile in tanti: circa una trentina di pazienti con i loro familiari. Tuttavia, le testimonianze rese in Aula da questi ultimi sarebbero risultate per i giudici poco credibili e contraddittorie. Da qui la sentenza di assoluzione per tutti gli indagati: il fatto non sussiste.
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