Quindici anni. Quindici anni intensi ma che paradossalmente sembrano pochi. Per spiegare la fine dell’esperienza calcistica palermitana targata Maurizio Zamparini non basterebbe, forse, neppure un romanzo ‘mattone’ da 500-600 pagine, per spiegare e ricordare cosa hanno rappresentato i tre lustri in terra sicula dell’imprenditore friulano, uno dei personaggi meno banali che il mondo del calcio abbia conosciuto negli ultimi trent’anni.

A metà tra i presidenti ‘romantici’ tutto cuore, passione ed istinto degli anni’80 come i Costantino Rozzi dell’Ascoli, Romeo Anconetani del Pisa o Pietro Scibilia del Pescara ma anche abile e moderno ‘business man’ capace di fiutare nel bezzo del deserto pallonaro siculo, è innegabile che Zamparini nella testa e nel cuore di tifosi, giornalisti e addetti ai lavori che hanno a cuore le sorti rosanero potrebbe lasciare non pochi dubbi amletici.

Ironia a parte, non si può escludere che ci sono stati ‘tanti Zamparini’ che nel capoluogo calcistico siciliano lasceranno non pochi ricordi. In chiaro scuro, probabilmente, ma davvero tanti.

Dopo l’esperienza a Venezia , Zamparini sbarcò a Palermo il 20 luglio del 2002 con i rosanero ‘depressi’ in cadetteria. Nel 2004 il salto in serie A seguito da grandi soddisfazioni intervallate spesso e volentieri da ‘singolari’ prese di posizioni condite dalle sue grasse risate che non hanno mai annoiato il mondo rosanero.

Facile ma inevitabile non poter non ricordare la pletora di allenatori arrivati, cacciati e richiamati. Promossi, rimandati e bocciati in questi quindici anni. Nomi per rinfrescare la memoria? Forse si farebbe prima a riferire chi non si è seduto sulla panchina del Palermo (sic!) ma alcuni casi farebbero impallidire le telenovelas sud americane degli anni’80. In principio fu Ezio Glerean che durò appena una giornata ma poi i vari Francesco Guidolin, Davide Ballardini, Eugenio Corini, Giuseppe Iachini, Stefano Pioli (ingaggio esclusivamente estivo), Giovanni Tedesco, Delio Rossi, Walter Novellino, Fabio Viviani, Devis Mangia, Bortolo Mutti, il duo ‘tocca e fuga’ Pergolizzi-Gobbo o le sole due giornate di Alberto Malesani nel 2013 sono solo alcuni rari esempi viventi del perchè ‘mangia allenatori’ è il soprannome più affibbiato a proprio a Zamparini. Gli unici, infatti ad aver completato una stagione dall’inizio alla fine furono solo Guidolin e Iachini. Certo, in tal senso, vi è anche una certezza: Diego Lopez è l’ultimo coach della saga ‘zampariniana’.

Sarebbe altresì ingeneroso non rimembrare che ben più di un paio di piedi fatati hanno calcato l’erba del ‘Barbera’ prima di spiccare il volo verso palcoscenici calcistici internazionali grazie al ‘signor Emmezeta’. Parliamo di Edison Cavani, Paolo Dybala, il ‘flaco’ Javier Pastore e Franco Vasquez ma anche gli italian ‘mundial’ Luca Toni, Andrea Barzagli, Cristian Zaccardo, Simone Barone ma soprattutto Fabio Grosso che segnò nel luglio 2006 il rigore decisivo nell’azzurro (come non mai) cielo di Berlino, hanno tutti vestito la casacca rosanero.

E grazie anche a questi grandi giocatori, non dimenticare Balzaretti, Miccoli e il portiere Sirigu, che il Palermo in questi quindici anni, oltre alla serie A, ha giocato in Europa misurandosi anche ad Upton Park contro il West Ham ed ha anche disputato una finale di Coppa Italia contro l’Inter ‘mouriniana’ del triplete.

Zamparini lascia il Palermo terzultimo in classifica a sette punti dalla salvezza. Contenti i contestatori, ma sarà difficile per la nuova proprietà replicare i fasti degli ultimi 15 anni.

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