Un’opera unica, di Michelangelo Buonarroti, in esposizione a Palazzo Reale, fino al 30 aprile 2026. Il Cristo Portacroce Giustiniano ha dimora abituale nel santuario al Volto Santo a Bassano Romano dei monaci Benedettini Silvestrini. Spesso in peregrinazione per il mondo, approda a Palermo di ritorno da Osaka dove ha incantato il pubblico internazionale dell’Expo.
L’imperfezione che la rende perfetta
La scultura rappresenta un esempio di come da un’imperfezione si possa assurgere a fama immortale. Quando Michelangelo si apprestò a realizzare la parte superiore della figura, si accorse di una grave imperfezione del marmo, una vena nera ricadente sul volto, che inficiava il suo ideale di bellezza intangibile, rendendola non all’altezza delle aspettative del committente Metello Vari. Abbandonò dunque l’opera, la cui bocca – secondo un’ipotesi suggestiva – sarebbe stata ultimata da Gian Lorenzo Bernini. Si tratterebbe, dunque, dell’unico esemplare su cui lavorarono i due più grandi scultori italiani di tutti i tempi. Michelangelo donò il Cristo al committente, che lo collocò nella sua residenza romana, e poi realizzò quello che si trova nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva a Roma.
In esposizione alla Fondazione Federico II
Questa mattina l’opera è stata presentata con orgoglio dai vertici della Fondazione Federico II che l’hanno voluta a Palermo: il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il direttore amministrativo e direttore generale facente funzione Antonella Razete, l’assessore regionale Giusy Savarino e il priore conventuale del monastero di San Vincenzo Duverly Berckus Goma.

D’ispirazione neoplatonica, rientra del topos del Cristo Trionfante che ha vinto la morte, guarisce ogni ferità e illumina ogni opacità umana. Appare imponente, perfetto anatomicamente e sorretto da una Croce. Fu attribuito a Michelangelo soltanto nel 2001, cioè quando in seguito ad un restauro apparve la vena nera che corrisponde a quanto descritto da Ulisse Aldrovandi nel 1556.
“Sembra – è la definizione dello storico dell’arte della Fondazione Federico II, Giovanni Scaduto – un affresco della Cappella Sistina, staccato e trasformato in scultura”.
L’orgoglio del Presidente Galvagno

“La Sicilia – ha detto Galvagno – accoglie questo lavoro di Michelangelo e lo fa con un’opera rappresentativa della scultura rinascimentale. Il Cristo Risorto descrive il legame profondo tra la storia culturale italiana e la spiritualità universale. Si potrà ammirare negli Appartamenti Reali senza costi aggiuntivi per i numerosi visitatori che ogni giorno scelgono di ammirare le bellezze del Palazzo”.
“Quando i monaci – ha spiegato il priore conventuale del monastero di San Vincenzo – ricevettero nel dopoguerra un terreno nel paese di Bassano Romano, durante i lavori di restauro della chiesa rinvennero una statua di marmo di un Cristo nudo posta su un’edicola nell’altare maggiore, nascosta dai rovi per secoli”.
Da allora incanta tutti i visitatori che hanno l’opportunità di ammirarla in ogni angolo del mondo.






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