Uno dei 33 migranti positivi al covid19 portati a Palermo per la quarantena obbligatoria è riuscito ad eludere la sorveglianza ed ha lasciato il Covid Hotel San Paolo Palace di via Messina Marine a Palermo. L’uomo viene ricercato dalle forze dell’ordine.

Se è vero che i migranti non sono reclusi e dunque è difficile controllarli, è altrettanto vero che la quarantena, per quanto fiduciaria, è obbligatoria per chi sia stato trovato positivo al virus come in questo caso. La fuga rischia di configurare il reato di epidemia colposa oltre a causare allarme nella popolazione.

I 33 arrivati nella notte avevano subito inscenato una protesta chiedendo schede telefoniche per poter entrare in contatto con i loro cari.

I migranti in questione al San Paolo erano stati portati da vari luogi ma tutti sono in quarantena. Si tratta di cinque migranti, affetti dal Coronavirus e asintomatici, arrivati da Lampedusa all’aeroporto Falcone e Borsellino trasportati in due diverse ondate con un aereo dell’Aeronautica Militare attrezzato per il biocontenimento.  Si tratta di quelli che necessitano di particolari attenzioni e cure anche se non ospedaliere. Mentre sono ventotto i positivi completamente asintomatici e in buone condizioni generali di salute che sono arrivati nella notte a Palermo, partiti da Porto Empedocle, con le ambulanze speciali predisposte con filtri e particolari protezioni anti Covid19.

Intanto l’assessore alla salute Ruggero Razza racconta l’assurda gestione del fenomeno da parte dello stato “Ho appena finito la mia visita al porto e all’hotspot di Pozzallo. Per un giorno, notte compresa, sulla banchina sono stati tenuti a decine. Erano arrivati a Lampedusa, sono stati portati a Pozzallo e da Pozzallo in bus stanno andando a Porto Empedocle. Ma non è l’unica follia. I migranti ospitati nell’HotSpot erano arrivati in Sicilia, quindi portati a Bari e poi riportati in Sicilia. Ringrazio il sindaco Ammatuna per la visita che assieme abbiamo fatto e voglio raccogliere tutta la preoccupazione che egli ha espresso per la sua comunità. Quando il presidente Musumeci ha denunciato la mancanza di un piano, eravamo stati presi per pazzi. La Regione fa la sua parte con medici e persone capaci, che ho ringraziato insieme al direttore generale Aliquó e al direttore sanitario Elia.

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