“La Chiesa di Monreale, nella storia e ancora oggi, si attesta un crocevia d’incontro e di dialogo sulla via della bellezza”. Con queste parole S. E. Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, ha aperto ieri pomeriggio la mostra dal titolo “Il Tempio d’oro. Toto Orbe Terrarum Pulcherrimum et Celeberrimum. Epifanie del Sacro nell’Arcidiocesi di Monreale”.

Scritture processuali di fine ‘500, paliotti, incisioni, paramenti, ostensori, dipinti, sculture, suppellettili liturgiche, parati sacri, pergamene, codici miniati, manoscritti, testi a stampa. Ed ancora una Bolla pontificia di Alessandro III che concede alla Chiesa della Madonna [Monastero di S. Maria Nuova di Monreale], privilegi e l’esenzione dalla giurisdizione arcivescovile o vescovile, un Diploma di Guglielmo II con cui nel giorno dell’Assunzione di Maria, concede al Monastero di S. Maria Nuova di Monreale tutte le terre che appartenevano a Goffredo di Battalario, un’altra Bolla pontificia di Lucio III Licet Dominus, con cui concede a Guglielmo vescovo e abate del Monastero di S. Maria Nuova di Monreale il diritto metropolitico, l’uso e la dignità del pallio, la giurisdizione sulla Chiesa di Catania, riconfermandone al tempo stesso la diocesi. Sono queste alcune delle opere d’arte che sarà possibile ammirare nella splendida mostra allestita nell’Aula Capitolare di San Placido del Museo Diocesano di Monreale e nel Dormitorio dei Benedettini in uso alla Soprintendenza per i BB. CC. AA. di Palermo.

La mostra è stata allestita nel 750° anniversario della Dedicazione del Duomo di Monreale, mentre le opere d’arte fanno riferimento ad un arco temporale che dalla Dedicazione, avvenuta il 25 aprile 1267, giunge al XIX secolo, e provengono dalle chiese dell’Arcidiocesi. Tante quelle da Corleone.

Si tratta di un tesoro seminascosto all’interno del complesso monastico benedettino che adesso viene portato alla luce in un percorso ideale che attende il suo completamento con l’annessione e la valorizzazione del Palazzo Reale, la Casina di Ruggero II. Un monumento unico in Sicilia per dimensione e valore artistico.

L’esposizione delle nuove opere integra il già ricco museo diocesano e, in perfetta continuità con l’arte musiva del Duomo, testimonia il ruolo divulgativo e didattico che l’arte ha avuto nel passato all’interno della Chiesa. “Gli oggetti sono un tutt’uno con la Cattedrale. Servivano per fare cultura, per offrire un libro fatto di immagini ai fedeli”.
“La mostra – ha spiegato S. E. Mons. Pennisi – richiama l’intrinseco legame tra la liturgia e la bellezza, che è veritatis splendor… La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell’azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo. La Bellezza come via verso il Trascendente, verso il Mistero ultimo, verso Dio.

Non si tratta solo di pietre d’oro, non si tratta solo di oggetti preziosissimi, non ci sono solo carte antiche che raccontano un storia, c’è una fede che trasuda da tutto ciò che il genio artistico delle varie maestranze del passato ha consegnato alla Comunità che è per davvero contagiosa.

All’inaugurazione hanno preso parte i rappresentanti delle istituzioni che in perfetta sinergia hanno reso possibile il restauro e l’allestimento delle opere d’arte: l’Arcidiocesi, l’Università di Palermo, la Soprintendenza, la Biblioteca Centrale Regionale, la Biblioteca Torres, l’Archivio Storico della Diocesi, il Comune di Monreale. Tutta la manifestazione è stata finanziata dalla Fabbriceria del Duomo e dalla Basilica Cattedrale. Presenti, tra gli altri, l’arcivescovo Michele Pennisi, il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, l’architetto Lina Bellanca, Soprintendente BB.CC. di Palermo, la Prof.ssa Maria Concetta Di Natale, direttrice del Museo diocesano.

Più volte i partecipanti hanno sottolineato l’importanza della collaborazione delle varie istituzioni che ha permesso di giungere a questo risultato. “Anche l’Arma dei Carabinieri è stata coinvolta nell’organizzazione – ha spiegato don Nicola Gaglio -. 5 Pergamene sono giunte qui scortate dagli agenti”.