Niente febbre del sabato sera. Discoteche e locali da ballo resteranno a luci spente e a zero decibel sino alla fine di gennaio. E’ il settore più colpito dalle misure anticovid introdotte dal governo nazionale. Due anni di stop e pochissimi rimborsi, per un settore stanco di essere demonizzato.  La storia degli operatori del settore è stata raccontata da Vincenzo Grasso, presidente di Silb Confcommercio, l’associazione che  raggruppa locali da ballo, discoteche, night e sale di intrattenimento.

Niente febbre del sabato sera, dal rilancio alla serrata

Il mese di dicembre sarebbe dovuto essere quello del rilancio. Le cose sono andate diversamente. Tra l’8 e il 10 dicembre erano state pubblicate le nuove regole.  “Si prevedeva il contingentamento anche al bar all’interno delle nostre attività ed è stato nuovamente introdotto il distanziamento anche in pista da ballo.  Ogni ospite delle discoteche si sarebbe dovuto trovare a non meno di due metri da ogni altro cliente. Vorrei capire da parte di chi scrive certe regole come pensa si possano rispettare”, spiega Grasso, dialogando con Massimo Minutella.

Niente febbre del sabato sera, la beffa di Natale per le discoteche

Ma nel giro di pochi giorni, ad aggravare quello che sembrava già un calvario,  è arrivato l’ennesimo giro di vite. Definitivo. “Sino al 23 dicembre erano in vigore queste disposizioni, già abbastanza penalizzanti per il settore – racconta Grasso – e soltanto alla vigilia di Natale abbiamo appreso dal Ministro Speranza che le discoteche dovevano rimanere chiuse fino al 31 gennaio del 2022. Lo ha anticipato in una conferenza stampa”.

Per gli operatori del settore, la decisione della serrata è stata una vera beffa. Con annessi danni materiali. “”Eravamo appena riusciti ad applicare le nuove regole, lo abbiamo fatto con grande rigore. Sono stati fatti degli investimenti notevoli tra dispositivi di protezione e schermi di plexiglas per separare gli spazi. Oltretutto eravamo già penalizzati dalla grave situazione di capienza, ridotta al 50 per cento, la più rigida in confronto alle altre attività. Era una situazione già complessa, era difficile già in quel modo portare avanti le nostre aziende.  Però, era meglio che restare chiusi. Eravamo tornati a dare lavoro ai nostri dipendenti, fermi da tantissimo tempo”.

Poi il 23 dicembre si è riunita la cabina di regia del Governo nazionale. La chiusura delle discoteche non era in discussione. Si ipotizzava soltanto di obbligare i clienti a presentare un tampone valido oltre al green pass rafforzato.  “Alle 20,30, con la conferenza stampa del Ministro della Salute Speranza, abbiamo appreso la decisione di chiudere ancora una volta le discoteche.  Il decreto legge è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 24 dicembre alle ore 21, quando ormai tutte le imprese del settore avevano da tempo provveduto a organizzarsi, facendo acquisti onerosi, per la serata di festa”.

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