Padrino si, padrino no. Madrina si, madrina no? E’ questa la domanda che sta rimbalzando in questo momento fra i cittadini palermitani. Quesito che si pone in seguito alla decisione, intrapresa dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, di sospendere lo storico istituto religioso per i prossimi tre anni. Stop che inizierà a partire dal 1 luglio e che si prolungherà quindi fino al 2026. Alla base della decisione del prelato vi è il cambiamento subito da questa figura negli anni, relegato sempre più ad un aspetto economico e sociale piuttosto che religioso.

Sui social vince la linea del “si”

Sull’argomento si è aperto subito un acceso dibattito, che ha inevitabilmente coinvolto anche i social network. Un’ampia mole di commenti nella quale sembra prevalere il sostegno alla linea dell’arcivescovo di Palermo. Infatti, pur essendo vero che è presente un folto fronte del “no”, quello del “si” vanta un maggiore numero di interazioni e commenti. C’è chi, ad esempio, associa la propria risposta all’esperienza personale. “Non conosco madrine o padrini che si prendono cura spirituale dei bambini che battezzano – si legge in un commento al video dedicato all’argomento -.  È solo un aspetto sociale. Ogni tanto la Chiesa apre gli occhi“.

Altri invece allegano il proprio parere agli aspetti più prettamente etici persi, a loro giudizio, dalla figura del padrino o della madrina. “Nella religione cristiana, il padrino/madrina ha il ruolo di sostenere e affiancare i genitori nell’educazione e nella formazione religiosa del battezzando. In altre parole, seguire la crescita del figlioccio come dei “secondi genitori”. Ma poiché il tutto si riduce al regalo di battesimo, con tanto di foto, confetti e brindisi finale, sono d’accordo con il cardinale Lorefice“.

Il fronte del “no”

Se, almeno all’apparenza, sui social sembra vincere l’ala del “si”, quella del “no” ha avuto più sostenitori sul territorio. Durante le interviste condotte fra i cittadini palermitani dalla nostra redazione, in tanti si sono detti perplessi della decisione intrapresa dall’arcivescovo di Palermo. Chi associando la figura del padrinato o del madrinato alla tradizione, chi valutandone l’importanza dal punto di vista sociale.

Preferisco che le cose rimangano così, anche per un senso di tradizione – ha dichiarato un intervistato durante il nostro servizio -. Il padrino è una figura importante nella crescita spirituale, ma soprattutto di vita. E’ una forma di supporto per i genitori, anche dal punto di vista sociale”. E’ lo stesso cittadino a riconoscere però i limiti di questa figura nei tempi moderni. “Se il padrino non ha il ruolo morale di prima? Quello è vero. Nella maggior parte dei casi, il padrino diventa scenografico durante il battesimo. Non si capisce quello che sta accadendo. Bisogna essere consapevole del ruolo che si va a ricoprire”.

“Il padrino è una figura che c’è sempre stata – ha ribadito un altro cittadino -. E’ una figura importante nella tradizione siciliana. Ha rappresentato tanto. Il padrino è colui che aiuta il bambino in assenza del genitore. E’ una figura importante nello sviluppo“.

Le motivazioni dell’arcivescovo

Una decisione, quella presa dall’arcivescovo di Palermo, che sta facendo discutere l’opinione pubblica della città. Presa d’atto che il prelato ha giustificato così. “Le convenzioni sociali e le abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa”. Il ruolo del padrino, a giudizio del prelato, “ha perso l’originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice “orpello coreografico” in una cerimonia religiosa”. Posizione dalla quale è derivato lo stop all’istituto per i prossimi tre anni.