Il postino suona sempre due volte. Ma anche no. Nei giorni dell’emergenza Coronavirus e dei decreti che ci costringono tutti a casa per limitare il contagio accade che il postino continui a lavorare ed a notificare anche atti giudiziari, multe e così via. Solo che le notifiche effettuate diventano un doppio problema e, probabilmente, sono anche illegittime.

Per limitare i rischi di contagio il postino non consegna più la posta a mano e di presenza ma la depone nella cassetta delle lettere anche in presenza del destinatario. Ma cosa succede quando non si tratta di semplice posta ma di atti e notifiche? Se si tratta di una raccomandata o di una assicurata il postino, secondo le disposizioni delle poste, si accerta della presenza del destinatario e depone nella cassetta delle lettere firmando di proprio pugno come ufficiale notificatore l’avvenuta consegna.

La stessa cosa dovrebbe avvenire per gli atti a meno che il destinatario non rifiuti. In questo caso il postino lascia un avviso come se il destinatario non fosse stato trovato in casa.

qui le disposizioni postali per i servizi durante l’emergenza

Ma la realtà è diversa. Numerose le segnalazioni di notifiche irregolari. Il postino bussa e nonostante la presenza del destinatario si rifiuta di consegnare e lascia avviso in cui dichiara che non è stato possibile reperire il destinatario stesso nonostante sia presente.

Un atto che di per se rende già nulla la notifica. Ma come difendersi? Il destinatario come dimostra che il postino ha dichiarato il falso in quell’avviso?

C’è di più. Quell’avviso invita ad andare al centro di smistamento a ritirare l’atto. E qui sorge il dilemma. Uscire nonostante il decreto che impone di restare a casa? Il ritiro dell’atto è giustificativo per il tragitto? E se non lo è come sembrerebbe, i termini per il ritiro decorrono lo stesso? E quelli per impugnare l’atto o per pagare o qualsiasi altra attività?

Il solito pasticcio in salsa italiana per il quale paga sempre il cittadino utente. Un altro tema che il decreto ‘cura Italia’ ha trascurato del tutto come decina di altri

Come se non bastasse arrivano anche le richieste (legittime) di maggiori tutele per il personale postale. “I servizi postali siano ridotti drasticamente e si avvii velocemente lo smart working” chiederlo sono Cisl Slp, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e Ugl Comunicazioni, che aggiungono: “Ci rendiamo conto che quest’emergenza sia stata un fulmine a ciel sereno per tutti e che l’Azienda, non senza difficoltà debba ottemperare anche a contraddizioni evidenti ma, non possiamo di certo mettere a repentaglio la salute dei Lavoratori, delle loro famiglie e anche dei clienti”. Secondo i sindacati di categoria non si possono applicare le disposizioni di sicurezza.

“I portalettere – affermano Cisl Slp, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e da Ugl Comunicazioni – si recano nelle case dei siciliani, gli impiegati allo sportello, senza tutele strutturali, operano a distanza ravvicinata con i clienti. Va avviata una drastica riduzione dei servizi per tutelare i lavoratori che, in quanto fortemente esposti, diventano a loro volta dei potenziali “trasmettitori di contagio. Gli stabilimenti e gli uffici senza sanificazione, ad oggi, sono potenziali portatori di virus. La paura delle persone/dipendenti in questo periodo è enorme e non sappiamo più come gestirla”. L’azienda ha già ridotto alcuni servizi ma, come sottolineano le sigle sindacali, ancora non basta. Nel settore postale ha stabilito che il 75% deve essere presente mentre per gli impiegati dei servizi finanziati siamo al 50%. Lo smart working tarda ad arrivare. Cisl Slp, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e da Ugl Comunicazioni propongono di lasciare soltanto presidi di uffici postali con erogazione di pochi servizi essenziali, tra i quali il caricamento degli atm per l’erogazione del contante; questo consentirebbe la garanzia di liquidità. I sindacati lanciano un appello ai cittadini affinché si rechino agli uffici postali per evidente esigenze e non per consulenza sui servizi. “Usino i numeri dedicati – concludono – evitino di affollare le nostre sedi per pratiche che sono decisamente rinviabili. Stiano a casa nell’interesse di tutti”.