La Fondazione con il Sud ha annunciato 13 nuovi progetti per spingere l’economia circolare nelle regioni meridionali, sostenuti da oltre 4,3 milioni di euro. Un investimento che punta a cambiare il modo in cui produciamo, consumiamo e riutilizziamo materiali, con un’attenzione speciale al coinvolgimento delle comunità locali. Tra i territori protagonisti c’è anche la Sicilia, con tre iniziative che prenderanno forma nelle province di Catania, Trapani e Palermo, oltre a un progetto che collegherà l’Isola con Calabria e Sardegna.
La logica è quella della circolarità: chiudere il cerchio, evitare gli sprechi, trasformare ciò che oggi consideriamo rifiuto in risorsa. Un approccio che nel Sud Italia si intreccia inevitabilmente con un altro tema centrale: creare opportunità per chi vive situazioni difficili. Non a caso, questi progetti offriranno formazione e inserimento lavorativo a più di 50 persone, donne in difficoltà (tra cui vittime di violenza), neet e disoccupati, persone con disabilità o senza fissa dimora. Inoltre, oltre 800 cittadini saranno coinvolti in attività sul tema della sostenibilità.
“La Fondazione con il Sud conferma il suo impegno per la tutela dell’ambiente e per il contrasto al cambiamento climatico», afferma il presidente Stefano Consiglio. «Dopo i bandi su mobilità sostenibile, riduzione dei rifiuti e comunità energetiche, che hanno permesso di finanziare oltre 40 progetti, oggi puntiamo sull’economia circolare, un processo che non è solo ambientale ma profondamente sociale: significa lavoro per chi è in difficoltà, accesso a beni e servizi, valorizzazione dei saperi tradizionali”.
Sul fronte delle idee, c’è davvero un mosaico di iniziative interessanti. In diverse città nasceranno sartorie sociali che produrranno collezioni sostenibili e trasformeranno gli scarti in costumi teatrali, accessori circensi, oggetti di giocoleria o perfino cucce per animali. Una parte importante riguarderà anche la riparazione dei giocattoli, inclusi quelli elettronici, adattandoli per bambini non vedenti o ipovedenti.
Grande spazio anche all’agroalimentare: dalla valorizzazione di scarti agrumi e sansa di olive, che in Sicilia non mancano mai, alla produzione di fertilizzanti organici, oleoliti ed estratti destinati all’industria cosmetica. In un altro progetto, il recupero dell’olio esausto diventerà l’occasione per creare uno dei primi saponifici sociali che produrranno detersivi ecologici, solidi e liquidi.
Alcune iniziative guardano invece alla fase iniziale della filiera: la progettazione. Con il coinvolgimento degli studenti nascerà uno spin-off universitario dedicato al riutilizzo degli scarti tessili, trasformandoli in packaging e gadget circolari. In altri territori del Sud, il legno proveniente da alberi bruciati o caduti verrà recuperato e trasformato in oggetti di ecodesign o opere di land art, dando nuova vita a materiali altrimenti destinati allo smaltimento.
Il quadro in cui questi progetti si inseriscono resta complesso. Nel mondo produciamo 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno e sprechiamo il 30% del cibo; in Italia, sebbene il tasso di utilizzo circolare dei materiali sia superiore alla media UE, l’obiettivo fissato dal Piano nazionale di transizione ecologica è ancora lontano. E la Sicilia, come il resto del Mezzogiorno, paga ritardi strutturali su impianti e infrastrutture, oltre a un rapporto storico poco sereno con il riciclo e il riuso.
Eppure l’isola ha tutte le carte per guidare una nuova stagione: tradizione artigiana, creatività, filiere agricole forti, comunità attive. È proprio questo il senso dei nuovi progetti: dimostrare che l’economia circolare, qui al Sud, non è un’utopia ma una strada concreta, che crea lavoro, riduce gli sprechi e valorizza ciò che siamo. Un modo nuovo di immaginare il futuro.






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