E’ stato scarcerato Giuseppe Bondì, 40 anni, barbiere del quartiere Michelangelo, finito ai domiciliari nell’operazione Padronanza del giugno del 2020 era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

L’ipotesi accusatoria non ha retto al vaglio dei giudici del tribunale di Palermo, V sezione collegiale, che, accogliendo la tesi dell’avvocato Giovanni Castronovo, nel corso del giudizio abbreviato hanno riqualificato il fatto di reato contestato all’imputato a favoreggiamento, condannando il barbiere alla pena di due anni di reclusione disponendone l’immediata scarcerazione.

Il pm aveva chiesto la condanna ad anni 6 e mesi 8 di reclusione. Secondo l’accusa il barbiere avrebbe avuto un ruolo di “…intermediario tra Nicoletti e coloro che necessitavano di conferire con lui, compresi gli stessi componenti della famiglia…”, mettendo a disposizione degli stessi i locali della propria barberia.

La difesa ha dimostrato che in ben 18 mesi di indagine davvero pochi sono stati i contatti tra il Nicoletti ed il Bondì e solo in occasione della necessità del primo di usufruire dei suoi servigi di barbiere.

Bondì, però, pur avendo usufruito della sospensione condizionale della pena, essendo soggetto incensurato, sebbene sia stato condannato a soli due anni di carcere, è stato sottoposto a restrizione della libertà personale per ben 1 anno e 10 mesi.