GEAPRESS – Come cura il proprio animale una famiglia povera?

La domanda ha un senso, specie se in periodo di crisi economica. Farmaci, vaccini, per non parlare degli interventi chirurgici, possono presentare parcelle non alla portata di tutti. In questi casi, forse trasgredendo ai tabellari, tutto sembra essere lasciato al buon cuore del Medico Veterinario; non vi è, infatti, una regola che viene incontro agli indigenti. In questa maniera, come più volte sottolineato dalle associazioni, potrebbero spiegarsi alcuni abbandoni come gli improbabili randagi accompagnati presso la struttura pubblica e pronti ad essere ripresi, dopo le cure, dalla stessa persona che li aveva “trovati”. Richieste che, ovviamente, non vengono accolte.

Situazioni penose che però, a Palermo, qualcuno ha affrontato.

Il problema, infatti, è stato risolto, sebbene a partire dal 1901 e fino a poco prima della seconda guerra mondiale.

Fu infatti la “Società Umanitaria educativa per l’infanzia abbandonata e per la protezione degli animali”, voluta nel 1897 da Joseph Whitaker e dalla moglie Tina Scalia, ad inaugurare le prestazioni veterinarie gratuite “per gli animali appartenenti ai poveri”. Un occhio di riguardo veniva riservato ai numerosi cavalli da trasporto (quasi l’unico “mezzo” esistente all’epoca) vittime delle poche attenzioni riservate dai “carrettieri” con la cui “Società” gli stessi rappresentanti della protezione animali cercarono un punto d’incontro per affievolire le sofferenze.

Proprio per aiutare gli animali da lavoro, vennero altresì presi accordi con il Medico Veterinario Girolamo Ferrara che, nel 1901, mise a disposizione l’ambulatorio di via Cavour. Certo gli zoofili di allora rappresentavano una ristretta élite di ricchi commercianti ed aristocratici, ma dismostrarono di avere un pensiero che, secondo gli schemi dal tempo, andava oltre le opere umanitarie dedicandosi anche a quelle in favore degli animali. Si ricorda, a tal proposito, una donazione di una magnate americana che consentì nel 1924, l’apertura in via Enrico Albanese di un ambulatorio veterinario affidato al dott. Salerno il quale aveva iniziato la sua attività professionale a New York.

La signora americana rispondeva al nome di Caterina Olnej e continuò a contribuire almeno fino al 1932. Ad informare dell’avvenuta elargizione era stato il quotidiano L’Ora del 21-22 giugno 1932 il quale specificava come Miss Olnej era una “nobildonna”. Il Giornale di Sicilia, invece, così pubblicizzava: “Società Umanitaria Educativa, Ambulatorio Veterinario, diretto dal Dott. A.I. Salerno, Gratuito per animali appartenenti a poveri”.

I contributi continuarono almeno fino al 1932 e la Società, ormai retta da un Commissario Prefettizio, da atto, ringraziando, di un contributo dello stesso Joseph Whitaker. Appare opportuno ricordare che Whitaker, ormai anziano, morì a Roma nel novembre del 1936. Un interesse, pertanto, portato avanti per tutta la vita. Ancora nel 1932, verosimilmente anche grazie alle donazioni di Whitaker, venne ristrutturato l’ambulatorio di via Albanese, destinato ai grandi animali. Per i piccoli, invece, ne era stato aperto uno in via Ammiraglio Gravina.

I finziamenti in favore della Società voluta da Whitaker provenivano da una nutrita schiera di donatori. Tra questi vi era anche Re Giorgio d’Inghilterra, la principessa di Camporeale oltre che gli stessi parenti di Joseph, tra cui il fratello Robert Whitaker ed il Generale Pedicini, genero di un terzo fratello, Joshua Whitaker.

Dunque, allora, qualcuno pensava agli animali dei poveri, spinto da un sentimento pietistico che nei tempi ha avuto una sua evoluzione, ma comunque interessato alla salute degli animali
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