Palermo e il suo Porto da vivere. Il porto di Palermo cambia look. Sotto la guida di Pasqualino Monti,  presidente dell’Autorità di Sistema portuale della Sicilia Occidentale, il porto di Palermo diventa anche luogo sociale, di scambi culturali, senza rinunciare alla sua vocazione storica di hub commerciale e turistico nel centro del Mediterraneo. La storia del rilancio del porto di Palermo viene raccontata nel reportage di Antonio Turco per BlogSicilia.it

Palermo e il suo porto da vivere, nel segno di cultura, sviluppo e modernità

Prima di tutto i numeri, che mai come in questo caso spiegano la portata dell’intervento: 26 mila mq l’area di intervento, 8000 mq per un laghetto urbano, 9 edifici, tra cui un auditorium e un anfiteatro panoramico da 200 posti, un anno e mezzo di lavori. Tra progetti ancora in corso e altri ultimati, l’AdSP ha impegnato e speso un importo di 296,8 milioni di euro. Nel porto di Palermo le somme sono state destinate ai lavori di escavo dei fondali del bacino Crispi 3 e il connesso consolidamento della diga foranea per un valore del progetto di 39 milioni e 300 mila euro; al bacino di carenaggio (39 milioni), al bacino da 150 mila TPL (81 milioni), alla riqualificazione del Molo Trapezoidale (25,5 milioni); alla ristrutturazione dell’esistente Stazione Marittima (18 milioni).

Un progetto circolare per il porto di Palermo

“Il nostro è un progetto circolare straordinario – spiega Monti – perché, consolidate o costruite le infrastrutture a vantaggio delle navi da crociera, siamo pronti a ospitare navi di ogni dimensione e, inoltre, all’industria crocieristica possiamo affiancare l’industria pesante, il bacino industriale per la costruzione delle imbarcazioni. Ecco allora prendere corpo un asset industriale completo, unito a un corollario di servizi e di bellezza della città che fa il resto. Nel progetto Sicilia occidentale si integrano perfettamente alcune delle funzioni principali che lo Stato demanda alle AdSP, alcune delle quali andrebbero potenziate per ottenere risultati migliori. Mi piace parlare di un metodo preciso che ci ha portato a ottenere evidenti risultati. A Palermo siamo partiti dalla separazione dei flussi (traffico merci dal traffico passeggeri), dalle opere di grande infrastrutturazione (dragaggi, allungamento e consolidamento delle banchine, dolphin), dal consolidamento delle grandi infrastrutture, dalla riqualificazione e realizzazione di strutture ricettive adeguate al mercato (stazione marittima, terminal aliscafi). A questi interventi si è agganciata la promozione degli scali, ossia la necessità di promuovere sul mercato il prodotto realizzato. Che significa mettere i nuovi asset, ammodernati, a reddito, incrementando così il livello di ricavi della nostra Autorità.  E lo abbiamo fatto attraverso l’elemento regolatorio, quello della concessione demaniale”.                                                                                                                                                                        

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