Villa Lampedusa torna a mostrarsi al pubblico in tutto il suo splendore. Da oggi si chiama Villa del Gattopardo. Perché da questa dimora nella piana dei colli di Palermo, il principe Giulio Fabrizio Tomasi guardava le stelle. Don Fabrizio era il “Gattopardo”. A lui si ispirò il pronipote Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel redigere il romanzo che lo rese famoso in tutto il mondo.

Villa Lampedusa per anni era rimasta abbandonata, ridotta a rudere quasi a voler storpiare la memoria di quella villa settecentesca e del suo giardino incantevole.  Adesso la villa torna fruibile alla città grazie a  un investimento da oltre 6 milioni di euro. E’ stata ripristinata e riqualificata dal manager e mecenate Tommaso Dragotto. “La cosa principale per me è restituire alla città e ai cittadini la bellezza di questa villa. Ma non regalarla, ovviamente”, spiega Dragotto.

In quella villa si respira aria di noblesse oblìge, anche se Dragotto – citando i personaggi del Gattopardo – preferisce vestire i panni del rivoluzionario. Più che nel Principe di Salina, si immedesima in Tancredi: “La parola rivoluzionario mi si addice di più”. La villa sarà aperta al pubblico e dispone anche di suites e SPA per i turisti che volessero soggiornare.

Una piccola parte dell’investimento è stato realizzato con i fondi dell’Unione Europea. 200 mila euro che però ancora oggi, a lavori ultimati, non sono stati erogati. Il restauro conservativo è durato due ed è stato fatto sotto la cura della Sopraintendenza ai Beni Culturale, con la direzione dell’Architetto Katia Balistreri.

 

 

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