C’è chi già dalle prime luci del mattino ha raggiunto la Cattedrale di Palermo per l’ultimo saluto a Paolo Taormina, freddato nella notte tra l’11 e il 12 ottobre. Tra coloro che si sono radunati, per un momento di riflessione collettiva, anche gli studenti del Regina Margherita e del Vittorio Emanuele II. Giovani, anziani, bambini, amici e parenti: tutti abbracciano mamma Fabiola e papà Giuseppe, atterriti dal dolore.
Palermo avvolta dal dolore
“Paolo vive” è la frase più ricorrente. Un desiderio, una speranza che nutre il cuore dei presenti. A celebrare la cerimonia funebre l’Arcivescovo Corrado Lorefice: “Un dolore inconsolabile un dolore inconsolabile. Un urlo che arriva fino al cielo”, ha detto il sacerdote, dando voce a una comunità intera, ferita e smarrita. “È assurdo – ha aggiunto – che un figlio venga rubato ai genitori, alle sorelle, ai fratelli, agli amici. Alla sua attività lavorativa. Alla comunità cittadina. Siamo qui, raccolti e chiamati da Paolo. Chiamati da questo nostro caro giovane che è stato ucciso. Chiamati dai figli di Rachele, da Abele, da tutti gli uccisi dalla violenza omicida”.
Le parole dei parenti
Con la voce tremante dall’emozione, Dalila, la cugina di Paolo Taormina ha voluto tracciare un ultimo ricordo del cugino: “Paolo era un ragazzo mite, pacifico dedito alla famiglia, una parola a lui tanto cara. Giuseppe, Fabiola Paolo, Sofia e Mattia. Viveva in una famiglia unita, un nido d’amore, un posto e sicuro, ricca di affetto, di follia, di urla di mamma Fabiola. I suoi rimproveri sono come pietre in fondo al mare per far crescere i propri figli. La complicità con papà Giuseppe e l’amore con i fratelli Sofia e Mattia. E infine il suo grande amore, la sua ragazza la sua anima gemella, un amore puro e intenso. E da qui nasce O Scrusciu dove Paolo ha messo tutto se stesso diventando il barman amico e amato da tutti. Come quella sera” ha concluso.






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