C’è una Sicilia che cresce in investimenti ed in occupazione ed a trainare non sono i soliti settori ma, stavolta, quello artigiano che guarda a futuro e innovazione, tenendo ben presente la tradizione. Ma resta critica la situazione della disoccupazione nell’isola, non si trovano lavoratori quasi per metà dell’offerta lavorativa e gli investimenti vengono bloccati dall’elevato costo del denaro e dalla sfiducia del sistema bancario.

Un tessuto fatto di piccole e medie imprese

E’ un tessuto di piccole e medie imprese che assumono, che investono in green e in digitale, con uno sguardo anche all’intelligenza artificiale ma, nonostante la crescita, un settore che arranca sul fronte economico a causa di un mercato del credito poco favorevole se non ostile.

Proprio sul fronte degli affidamenti si registra un calo del 5,8 per cento nei prestiti alle piccole imprese e questo la dice lunga in virtù proprio della crescita di settore.

Dati Osservatorio Economico Confartigianato Sicilia

Gli ultimi dati disponibili a metà anno sull’occupazione indicano che al I trimestre 2025 il tasso di occupazione in Sicilia si attesta al 46,7% inferiore sia rispetto al tasso del Mezzogiorno (49,6%) che a quello medio nazionale (62,5%). La Sicilia è quinta dopo Liguria, Calabria, Sardegna e Campania, che registra l’incremento più significativo (+1,4%) al I trimestre 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024.

Il tasso di disoccupazione, purtroppo, è il secondo più alto tra le regioni dopo quello della Campania, pari al 14,8%, e risulta superiore rispetto a quello del Mezzogiorno (12,9%) e doppio rispetto a quello medio nazionale (7%).

Disoccupazione alta ma in lieve flessione

Il dato positivo è il trend in diminuzione della disoccupazione con un meno 1,2% nel primo trimestre 2025. Seppur il dato sulla disoccupazione mette in allerta, poiché tra i più alti, sul fronte occupazionale si colgono per lo più buone notizie per l’Isola che vede il numero di occupati crescere a inizio 2025, complessivamente del +3,0% a fronte dell’1,8 % nazionale. Sono 43 mila occupati in più.

A trainare la crescita sono, però, l’occupazione maschile (+4,9%), l’occupazione indipendente (+8,2%) e quella dipendente (+1,7%). Mentre a livello settoriale il trend occupazionale risulta in salita nelle Costruzioni (+7,2%) e nei Servizi (+1,7%) e in contrazione nella Manifattura (-2,7%).

La domanda di lavoro per l’estate

La domanda di lavoro prevista per il trimestre estivo di giugno -agosto 2025 risulta in salita del 13,6% rispetto allo stesso periodo del 2024, con 91.930 nuove entrate preventivate nel periodo. A livello provinciale a registrare incrementi più accentuati della domanda di lavoro nel trimestre estivo troviamo: Agrigento (+29%), Palermo (+16,9%) e Siracusa (+15,5%).

Naturalmente in testa a questo trend  ci sono le imprese dei servizi di alloggio, ristorazione e servizi turistici che nel periodo, rispetto ai tre mesi di giugno, luglio e agosto 2024, registrano un incremento a doppia cifra dei nuovi ingressi previsti (+16,9%), trend più alto di quello medio nazionale.

Non si trovano dipendenti nonostante la disoccupazione

Ma il dato che sorprende, ma non troppo, il fatto che, nonostante l’alta disoccupazione, le aziende hanno difficoltà di reperimento di forza lavoro con il 43% delle entrate programmate nel mondo del lavoro a giugno 2025 che non si trovano.

A riscontrare difficoltà maggiore a reperire manodopera sono le province di: Siracusa (51,5%), Agrigento (48,5%) e Enna (46,7%). Tendenza questa che sarà però destinata ad acuirsi nel corso del tempo a causa anche della transizione demografica caratterizzata dal restringimento sempre più consistente della popolazione in età attiva (20-64 anni).

Lavoratori sempre più anziani

La Sicilia nei prossimi 25 anni, 2025-2050, registrerà una diminuzione del 30,1% a doppia cifra della popolazione in età attiva (20-64 anni). Un dato che è fra i più pesanti d’Italia.

Export e rischio dazi

I dati al I trimestre 2025 mostrano una dinamica dell’export manifatturiero della Sicilia in riduzione (-6%), in controtendenza rispetto al dato medio nazionale (+3%). Risultato questo che dipende unicamente dal trend dell’export di prodotti petroliferi raffinati (50% dell’export manifatturiero) poiché al netto di questi la dinamica diventa positiva trainata dalla crescita delle vendite su mercati esteri di mezzi di trasporto e prodotti alimentari.

Per isoli settori di alimentari, legno, mobili, moda, metalli e altra manifattura, si registra una crescita delle esportazioni del +19,3%, risultato in controtendenza rispetto al dato nazionale (-1,3%).

Il settore si difende dal rischio dazi guardando al mercato interno UE ma verso i mercati più critici di Germania e Stati Uniti per la Sicilia si registrano le peggiori dinamiche rilevate tra le regioni italiane con valori dell’export in riduzione per il primo del 20,6% e per il secondo del 57,9%. Va segnalato che per la Germania il trend volge in positivo se considerato il solo export al netto dei prodotti energetici.

L’allarme credito, sfiducia e costo del denaro troppo alto

A fronte di tutto ciò il settore denuncia un accesso al credito sempre più complesso e un clima “ostile” da parte del sistema bancario. A fronte di più vivaci dinamiche di investimento molti progetti hanno risentito delle incertezze correlate alla difficile situazione geopolitica e del mercato del credito poco favorevole a seguito della crescita del costo del denaro innescata dalla stretta monetaria attuata nell’Eurozona per contrastare l’alta inflazione.

La situazione è ora in miglioramento e l’allentamento della stretta monetaria sta iniziando a farsi sentire positivamente, ma la situazione resta critica.

I prestiti alle piccole imprese a marzo 2025 restano, infatti, in calo (-5,8%) in Sicilia, flessione più accentuata rispetto a quella rilevata per il totale delle imprese (-2,6%) seppur in contrazione rispetto a dicembre 2024 (-6,6%).  Per quanto riguarda il costo del credito, a marzo 2025 le imprese in Sicilia pagano un tasso effettivo di 6,90% di poco superiore alla media nazionale di 5,64%, ma per le piccole imprese il tasso sale al 10,39% con un divario di ben 377 punti base rispetto al 6,62% pagato dalle restanti imprese in regione.