Oltre 4 miliardi e mezzo di euro da spendere in sei anni. A tanto ammontano i contributi comunitari per la Sicilia nella nuova programmazione, quella 2014-2020 che prende il via oggi con la presentazione ufficiale degli assi di investimento.

Due anni di ritardo all’avvio sono ormai una cosa scontata ma sempre ben recuperabile visto che la programmazione prevede che gli impegni assunto entro il 2020 vengano onorati entro il 2022.

Ha preso, dunque, il via oggi ufficialmente il nuovo corso del PoFesr attraverso il quale si usano le risorse Europee. Dieci assi di intervento in tutto con programmazione abbastanza concentrata per evitare quanto accaduto negli anni scorsi ovvero che le risorse sin perdessero in mille rivoli senza ottenere effetto e, spesso, causando anche il mancato utilizzo per ritardi burocratici.

Il via al piano è stato sancito con un grande evento di presentazione che proseguirà fino a domani a Palermo all’Albergo delle Povere. Un evento dall’organizzazione modesta che dimentica di garantire schermi o modalità per seguire la presentazione fuori dalla piccola sala della presentazione ma dal ‘buffet break’ importante.

La dotazione finanziaria esatta per i 10 assi di sviluppo strategico in Sicilia è di 4 miliardi 557 milioni 908 mila euro. Il 75% di questi fondi arrivano da risorse comunitarie provenienti dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale. e il 25% da risorse aggiunte con il cofinanziamento nazionale. Dieci gli assi prioritari, 37 gli obiettivi specifici, 24 le priorità di investimento e 64 le azioni coordinate. In particolare gli obiettivi principali nei quali saranno investiti le dotazioni saranno: Ricerca e innovazione con uno stanziamento di 457 milioni 185 mila euro; Agenda digitale, 342 milioni 590 mila euro; promozione delle piccole e medie imprese agricoltura, pesca e acquacoltura 667 milioni 870 mila euro; Energia sostenibile e qualità della vita 1 miliardo 128milioni 734 mila euro; Cambiamento climatico, prevenzione e gestione di rischi 295 milioni 306 mila euro; Tutela dell’ambiente 496 milioni 811 mila euro; Sistemi di trasporto sostenibili 683 milioni 686 mila euro; inclusione sociale 216 milioni; Istruzione e formazione 165 milioni 574 mila euro; Assistenza tecnica, 104 milioni 158 mila euro.

Prevista l’attivazione di cluster territoriali specifici per le 18 città siciliane che hanno una popolazione superiore ai 50 mila abitanti e per quelle che vanno dai 30 ai 50 mila.

Un piano importante ma non innovativo. Si tratta sempre delle medesime infrastrutture previste già dal 2000 nelle precedenti programmazioni e mai ultimate, o comunque di azioni simili. unica significativa novità l’introduzione dei finanziamenti per la banda larga. Assolutamente mancanti previsioni per gli impianti sportivi in genere nonostante l’evidente carenza siciliana.

I principali risultati attesi riguardano le infrastrutture stradali. La pioggia di denaro riguarda soprattutto Anas e ferrovie con il rinnovamento o la costruzione di 150 km di strade e il completamento di addoppi ed anelli ferroviari ma non c’è nessuna previsione di raccordo con gli altri assi di finaziamento di infrastrutture analoghe o interventi di medesima area

 

“Il denaro che arriverà in Sicilia con il Po Fesr non è un regalo – avverte  il direttore generale dell’area ‘Crescita intelligente e sostenibile dell’ Europa meridionale’ dell’Ue, Charlina Vitchevama – ma una prova di responsabilità e come tale va gestito con responsabilità”.

Parole che risuonano non solo come un monito ma anche come un rimprovero per le gestioni passate “Mi auguro che questi fondi siano usati per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini. La Sicilia negli ultimi anni ha ricevuto oltre dieci miliardi di euro a cui si aggiungono i fondi regionali. Oggi dalla Sicilia dipende la realizzazione e il successo del fondo di sviluppo regionale. In Sicilia sono destinati oltre due miliardi di euro per la competitività e la sostenibilità ambientale”.

Non nasconde le sue preoccupazioni Vincenzo Falgares, dirigente generale del Dipartimento della Programmazione della Regione siciliana, anche se si dice maggiormente ottimista rispetto ai mesi trascorsi “Ero preoccupato quando abbiamo intrapreso questo percorso, perché il numero di parametri con i quali ci saremmo dovuti confrontare sembrava immane. Invece siamo qua, fino a sei mesi fa eravamo in rosso, oggi siamo in grado di dire che possiamo raggiungere un traguardo e attuare una corretta e completa programmazione”.

“Anche nel settore dei rifiuti – ha aggiunto Falgares – possiamo prevedere un traguardo raggiungibile attraverso
l’approvazione del piano di rifiuti, il piano di distretto e il piano dei rifiuti speciali. Sono gia’ allineati il piano di
ricerca e della crescita digitale e il piano dei trasporti, in corso di aggiornamento, che sarà pronto entro al fine del
2016″.

“Sarà inaugurata contestualmente una nuova stagione di accesso al credito – ha annunciato – per poter accedere all’uso di strumenti di ingegneria finanziaria: il campo per le imprese è davvero ampio, per arrivare al consolidamento degli obiettivi specifici dell’Asse tre”.

Non parlano ‘ai microfoni’ i dirigenti che hanno fisicamente redatto il piano, ma informalmente lasciano trasparire la loro amarezza per un piano redatto senza guida politica, senza strategia venuta da chi dovrebbe fare le scelte. non c’è una idea di sviluppo da parte di chi governa. Il piano è frutto della buona volontà di chi ha lavorato per giungere alla sua redazione ma senza indicazioni di natura politico strategica

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