Il Policlinico Giaccone in prima linea in uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità per valutare la possibilità di una terza dose del vaccino anti-Covid. Si tratta di uno studio multicentrico per valutare la risposta anticorpale prodotta dall’organismo dopo la vaccinazione e poter disporre nel tempo di una informazione verificata sulla necessità o meno di una terza dose.
La ricerca, prevista dal Ministero della Salute e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), con la quale l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha ricevuto la delega a lavorare per indirizzare nel modo migliore l’andamento della futura vaccinazione anti-COVID, ha l’obiettivo di mettere insieme i risultati di tutti i centri e comprendere, sulla base degli esiti, se sia necessaria una terza dose e con che tempistica. Il campione complessivo prevede 3000 soggetti, per Palermo sono circa 300 i pazienti reclutati; questi ultimi – una volta aderito allo studio – vengono sottoposti a quattro diversi prelievi: prima della vaccinazione, a distanza di un mese, a sei mesi e a 12 mesi. La fase analitica dello studio sarà centralizzata presso i laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità. Il reclutamento di soggetti partecipanti è ancora in corso, in particolare per i soggetti che hanno più di 65 anni.
Lo studio viene eseguito dagli esperti della UOC di Epidemiologia Clinica con Registro Tumori della Provincia di Palermo, diretta dal Francesco Vitale, partecipando a uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Il Policlinico Giaccone di Palermo è così protagonista nel piano di ricerca insieme ad altri 6 centri universitari/ospedalieri italiani di Genova, Foggia, Roma, Milano, Bologna e Padova. “Per quanto attiene la nostra realtà – sottolinea il Restivo, uno dei coordinatori dello studio – fino a questo momento abbiamo evidenziato come circa un 10% dei soggetti avesse contratto il virus, ma ciò è avvenuto in modo inconsapevole. Entro la fine dell’estate contiamo di poter avere a livello complessivo i risultati preliminari per poter così disporre delle informazioni che servono per valutare la possibilità di una terza dose, probabilmente da somministrare nel periodo autunnale-invernale”.
“Uno dei valori aggiunti di questa ricerca – prosegue ancora Restivo – risiede nell’ulteriore analisi – svolta in una sottopopolazione dei soggetti reclutati – volta a ricercare la presenza o meno dell’immunità cellulo-mediata: si tratta delle così dette “cellule della memoria”. Il vaccino, infatti, non determina solo la produzione di anticorpi, ma anche di linfociti B della memoria. Può succedere che persino i soggetti che hanno assenza di anticorpi circolanti risultino protetti, proprio perché in possesso di queste cellule della memoria che, se riattivate dal contatto con il virus, riescono a produrre anticorpi fornendo una protezione. Ulteriore aspetto di cui comunque si dovrà tenere conto è quello delle varianti, tema che potrebbero comportare evoluzioni ulteriori”.