“C’è puzza di gas”, l’iniziativa on the road di Legambiente è approdata in Sicilia per la sua terza tappa. Meta obbligata Gela, con i suoi terminal del gas.  “Una Regione protagonista suo malgrado, – spiegano gli organizzatori dell’evento –  della maggior quantità di gas fossile importato dall’estero in Italia dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Ma anche territorio con uno dei più alti livelli di produzione di gas fossile e petrolio, e che possiede un decimo della potenza installata di energia termoelettrica in Italia.

Legambiente ha dato appuntamento presso il terminale di Gela del Greenstream, il gasdotto che importa gas dalla Libia. La protesta è contro i continui investimenti nel settore del gas fossile e per chiedere che nei siti già in funzione vengano adottate norme stringenti per il monitoraggio, il rilevamento e la riparazione di tutte le perdite di metano, per poter azzerare le emissioni dirette in atmosfera.

Il metano è un nemico silenzioso

Per Legambiente, la guerra al gas è una questione di sopravvivenza per il pianeta. “Il clima ha un nemico silenzioso – spiega il report dell’organizzazione – di cui poco si parla, ma che è il secondo responsabile del surriscaldamento globale dopo l’anidride carbonica: il metano immesso nell’atmosfera”. I numeri di Legambiente parlano chiaro: l’effetto climalterante del metano infatti, è fino a 86 volte più potente di quello della CO2. Un fenomeno che può coinvolgere diversi settori produttivi come quello agroalimentare e quello energetico.

Il gas fossile inquina e si spreca

Lungo l’intera filiera del gas fossile si verificano dispersioni dirette, tra perdite strutturali e quelle legate alla manutenzione, stimate tra l’1 e il 3% del totale del gas fossile immesso nella filiera. Grazie a possibili politiche mirate di riduzione delle dispersioni in questo e in altri settori, si può incidere sugli obiettivi climatici al 2040 per 0,3°C. Si consideri che per raggiungere l’obiettivo europeo al 2030 di riduzione delle emissioni nette di gas climalteranti del 55% rispetto al 1990 le emissioni di metano dal settore dell’energia dovrebbero diminuire di circa il 58 % entro il 2030 rispetto al 2020″.