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C’era una volta la dignità della politica. Quella che portava un partito, un amministratore pubblico, un Presidente della Regione, un assessore, insomma un uomo di governo a separare chiaramente il ruolo istituzionale da quello politico.

Una sorta di bon ton istituzionale, di educazione, di regole non scritte che facevano sì che la comunicazione politica passasse da canali diversi rispetto a quella istituzionale, che nella pubblicità elettorale non si mettessero attività istituzionali, che pur facendo ‘clientela’ ci fosse qualcosa a separare la segreteria dal governo.

Tutti ricordi di un tempo andato. La Prima Repubblica che ci siamo lasciati alle spalle non esiste più. E se questo è certamente positivo per molti aspetti, potrebbe non esserlo per altri. Insomma il rischio concreto è quello che per la foga di abbandonare vecchi vezzi e vecchi vizi si sia buttata via l’acqua sporca con tutto il bambino.

Solo che di regole d’oro ormai colpevolmente dimenticate ce ne sono purtroppo parecchie. E così questa mattina sul quotidiano La Sicilia campeggia una bella pagina pubblicitaria che di ‘maleducazione istituzionale’ lasciatecelo dire, è veramente ricca.

La pagina acquistata, e dunque gestita dall’acquirente, è quella che vedete in foto. L’elenco dei finanziamenti dei cantieri del Patto per la Sicilia. E fin qui niente da dire. Solo che il committente, almeno a stare a guardare la pagina, non è la Presidenza del Consiglio dei Ministri che comunica quanto deciso ne la Presidenza della Regione siciliana che da notizia dia ver firmato il documento proposto da Roma. Il committente è il soggetto politico ‘Il Megafono’.

In pratica un partito politico compra una pagina di giornale per dirci che va tutto bene, che quel partito e il suo presidente stanno spendendo un pacco di milioni per la Sicilia (di tasca loro?) e quindi Catania riparte, la Sicilia riparte, e il governo Crocetta riparte.

Fermo restando il diritto di ciascuno a candidarsi e sottoporsi al giudizio degli elettori, cosa addirittura auspicabile. Fermo restando il diritto di ciascuno a rivendicare ciò che ritiene di aver fatto. Non sarebbe, forse, opportuno recuperare un poco di saggezza dei nostri padri e ‘dare a Cesare ciò che è di Cesare’ , parlare da statisti quando si governa e da politica quando si arringano le folle senza mescolare le due cose?

Parole buttate al vento.

 

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