Le discariche sono state riaperte e l’emergenza scongiurata ma il Ministero dell’ambiente dice no all’ordinanza regionale che proroga per tre mesi il sistema di raccolta e conferimento e autorizza la deroga solo fino al 16 dicembre.
La decisione del Ministro Galletti è stata anticipata per vie informali ma solo oggi giungerà la lettera ufficiale visto che per poter rispondere formalmente il Ministero deve prima ricevere formalmente il provvedimento regionale che è stato inviato venerdì e vale, per notifica, oggi.
Il governo regionale e l’intera Sicilia pagano la scarsa affidabilità del passato e probabilmente anche l’ostilità poltica del governo Gentiloni.
Dal Ministero vogliono rassicurazioni circa il piano di smaltimento dei rifiuti. Le discariche sono colme, il trattamento dei rifiuti in deroga avviene ormai da quasi due anni e non è più tollerabile quindi l’ordinanza di proroga vale solo fino a metà dicembre (dalla lettera ufficiale si capirà se scadrà il 15 o il 18 dicembre in base alla corrispondenza fra i due enti).
La motivazione che viene addotta dal Ministero per questa scelta è legata alle mancate risposte arrivate dalla Sicilia durante le precedenti proroghe e i precedenti lunghi periodi di commissariamento e autorizzazione in deroga.
Musumeci, per parte sua, fa notare che la contestazione non riguarda il suo operato ma se non ci saranno soluzioni entro metà mese si rischia un Natale con i rifiuti in strada.
Impensasbile che un governo possa fare in dieci giorni ciò che altri non hanno fatto in anni quindi le soluzioni sono solo due: spedire i rifiuti altrove con costi ormai elevatissimi, ben più alti rispetto al passato, oppure lascirli in strada.
Nessuna delle due soluzioni sembra piacere al governo regionale che tenterà la terza strada ovvero quella della mediazione. Un piano organico in più fasi e opera di convincimento nei confronti del Ministero circa l’affidabilità di questo governo. La terza via è quella di cedere alle richieste romane ed impegnarsi per la realizzazioen dei termovalorizzatori come vuole Roma. Su tema non c’è contrarietà di principio ma l’esigenza di approfondire. Ma se al Ministero non dovesse bastare la Regione potrebbe essere costretta a spedire i rifiuti fuori regione suo malgrado per evitare emergenze igienico sanitarie.
Sulla vicenda intervengono i sindacati “Valutiamo positivamente l’attenzione immediata del nuovo governo regionale sull’emergenza rifiuti: ma sia chiaro che un nuovo percorso virtuoso non può non mettere al centro unitamente alla creazione degli impianti e alla efficienza della macchina burocratica, la tutela dei lavoratori. Abbiamo già chiesto un incontro immediato al neo assessore Figuccia”.
A parlare sono i segretari di Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel, Alfonso Buscemi, Dionisio Giordano, Pietro Caleca e Giuseppe Badagliacca che elencano poi alcune delle principali vertenze ancora aperte. “Dai lavoratori ex Coinres nel palermitano, ingiustamente licenziati, nonostante il diritto sancito dalla legge regionale 9 di riprendere servizio, agli addetti di Ennaeuno senza retribuzione da 18 mesi, e come se non bastasse per un centinaio di loro, anche la mortificazione di una disposizione con la quale si invitano a restare a casa per via dello sfratto dei locali aziendali, tutto nel più totale disinteresse delle istituzioni locali tutte”.
“Nel trapanese – aggiungono i sindacati – i 15 lavoratori della raccolta dei rifiuti ingombranti risultano ancora licenziati, nonostante il loro diritto a riprendere servizio sia stato sancito pure da una sentenza del tribunale di Trapani, per non parlare di alcune gare bandite dalla SRR TP Nord andate deserte, che hanno fatto salire la tensione tra i lavoratori preoccupati per il futuro incerto”.
“Nella città dello Stretto invece continuano a vivere di incertezze e preoccupazioni i circa 500 lavoratori di Messinambiente, con lo spettro del fallimento della società e la continua indecisione dell’amministrazione comunale sul transito dei lavoratori”. “E nel resto dell’isola dalla Sicilia occidentale alla Sicilia orientale come mostrano anche le recenti inchieste giudiziarie – continuano -, troppo spesso il tema del malaffare risulta presente in aziende di gestione del servizio rifiuti che si aggiudicano le gare a volte con chiare complicità politico-burocratiche locali. I comuni ricordino che i servizi sono pagati con denaro pubblico: le tasse dei cittadini. I Rup, i Responsabili unici di procedimento e le amministrazioni locali hanno il dovere di verificare l’operato degli imprenditori e di controllare che vi sia il rispetto delle condizioni del bando e del capitolato anche dopo l’avvio del servizio. Troppo spesso – concludono Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel -, ci confrontiamo con aziende spregiudicate che danno l’impressione di imporre le loro condizioni alle stesse amministrazioni locali e che tendono a ridurre i diritti dei lavoratori, ci auguriamo che anche le nostre comunicazioni verso le Procure della Sicilia vengano utilizzate per intervenire efficacemente nel segno della legalità sul settore”.
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