In paese a Roccamena non si fa che parlare d’altro. In quella grotta naturale potrebbe essere stato gettato il corpo anche di Giuseppe Branda, un operaio che lavorava nella diga Garcia, che è sparito nel 1981.

Da allora di lui non si è saputo più nulla. I più anziani ricordano quella vicenda che lasciò sgomenti tanti in paese. Branda era  insieme ad un uomo che adesso ha 80 anni. Era in macchina. Vennero fermati da alcuni carabinieri.

I falsi militari fecero scendere l’operaio e lo fecero salire su un’auto, Di lui non se ne seppe nulla e solo nel 1990 fu dichiarata la morte presunta. Le voci in paese sostengono che forse Branda insieme ad alcuni compari palermitani rubava il bestiame. Per questo la mafia lo fece sparire insieme ai compari.

Tutto ancora da accertare e verificare se i teschi trovati proprio in un pozzo artificiale, quasi una caverna in contrada Canalotto, proprio al confine della diga Garcia, siano di Branda e dei suoi amici.

Secondo le prima indagini dei carabinieri del Gruppo di Monreale e del Ris si tratterebbe di un cimitero di mafia.  L’indagine è coordinata dalla procura di Palermo. La notizia dell’esistenza del cimitero è arrivata da una “fonte confidenziale”.

Il luogo è di difficile accesso e profondo, non è chiaro se si possa trattare di una foiba utilizzata durante la guerra di mafia di Corleone,degli anni Cinquanta

. I resti di ossa, apparentemente umane sono sparse in una area non ancora del tutto perlustrata. Non è al momento possibile stabilire a quando risalgano i resti e a chi. Pare che fra le ossa ci siano anche vestiti e scarpe di donna. Un giallo.

A Roccamena anche due sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Le indagini sono coordinate dal procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Leonardo Agueci.