Ideato da Maria Bellonci e realizzato la prima volta nel ’47 quando a vincerlo fu Ennio Flaiano con “Tempo d’uccidere”, lo Strega è ancor oggi il più prestigioso premio letterario italiano. Tanto che l’aggiudicarselo e l’essere entrati nella cinquina dei finalista garantiscono notorietà e credito notevoli.
Quest’anno allo Strega, Nadia Terranova, col suo “Addio fantasmi” edito da Einaudi, è riuscita ad arrivare in finale (dove a prevalere è stato, come è noto, Antonio Scurati con “M il figlio del secolo”), e ciò l’ha consacrata scrittrice rientrante di diritto nell’ olimpo letterario italiano.
Finale dello Strega e successo letterario (effimero per definizione) a parte, “Addio fantasmi” è un bellissimo romanzo e Nadia Terranova, messinese oggi residente a Roma, è una delle più interessanti scrittrici emergenti.
Il tema centrale di “Addio fantasmi”, un romanzo introspettivo rivolto alla fascia più sensibile dei lettori, è quello dell’elaborazione del lutto. Elaborare il lutto non è semplice, costa fatica e tempo, e può durare assai più di quanto possa immaginarsi. Ne è occorso tantissimo, di tempo, a Ida Laquidara, la protagonista di “Addio fantasmi”, per metabolizzare il dolore legato alla perdita del padre, anche perché quella perdita non era stata sancita, come in genere accade, da una morte fisica, ma da una sparizione.
Un mattino come gli altri il padre, già gravemente ammalato di depressione, dopo avere pulito i denti e scelto la cravatta da indossare era uscito da casa per non più ritornarvi. Lasciando la figlia tredicenne e la moglie in uno stato di sofferenza interiore e muta ma per ciò non meno intensa; e quella condizione di dolente privazione sarebbe convissuta con loro per decenni. Da quel giorno, e precisamente dalle 6,16 di quel giorno, tutto nella vita di Ida Laquidara, ancor più che in quella della madre, sarebbe cambiato e sarebbe stato condizionato dall’improvvisa scomparsa. Il ritorno da Roma a Messina – dove la madre l’ha richiamata per la ristrutturazione della casa di famiglia – sarà l’occasione per Ida Laquidara di fare i conti col passato. Ida avrà modo di rivivere dentro se stessa – in ciò stimolata dal contatto con la sua vecchia abitazione – i momenti della sua infanzia, adolescenza e giovinezza facendo riaffiorare più acutamente il peso della scomparsa del padre, determinante in tante sue scelte e nei suoi comportamenti. Per uscire fuori dal tunnel di un dolore martellante e ossessivo risulteranno decisivi gli incontri con il dolore degli altri e, soprattutto, con un inatteso e tragico evento che sconvolge la sua esistenza.
Il romanzo della Terranova conquista perché è un tuffo nella vita di tutti noi, fatta innanzitutto di sentimenti (tante volte lacerati da ferite lancinanti) e di cicatrici mai del tutto sanate: e perché affronta, con delicatezza e intelligenza, il tema, presente in tutte le esistenze, del dolore per la perdita di una persona assai cara: dolore che spesso conduce a rinchiudersi in se stessi e ad un solipsismo che altera le relazioni con gli altri. Quando invece le vite degli uomini s’intrecciano tra di loro, come pure le loro sofferenze, e solo quegli incontri e il comprendere la non esclusività del proprio “lutto” può lenire il dolore.
Scritto con semplicità ed eleganza (nel segno della Ginsburg verrebbe da dire in considerazione del tema della famiglia caro all’autrice di “Lessico famigliare”, dello stile e dell’esergo), “Addio fantasmi” è uno di quei romanzi che, per il messaggio che li accompagna, ti rimangono dentro per tanto tempo. Anche dopo averne dimenticato la trama.
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